PwC, il potere di spesa cinese influenza la ripresa post-Covid dei luxury brand

Non è tutto oro quello che torna a splendere. Dopo un positivo momento di ripresa post-Covid, le istituzioni finanziarie stanno riadattando le loro proiezioni per la crescita dell’economia cinese alla luce del crescente tasso di disoccupazione giovanile e della prevista stagnazione dell’indice dei prezzi al consumo.

Da un punto di vista macroeconomico, riporta uno studio realizzato da PwC, l’economia cinese ha mostrato uno slancio positivo di ripresa, come evidenziato da un tasso di crescita del pil del 5,5% nel primo semestre del 2023, superando l’obiettivo di crescita annuale del governo del 5% per il 2023. Tuttavia, il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto un nuovo massimo pari al 21,3% a giugno, il che potrebbe minare ulteriormente la fiducia dei consumatori. L’indice dei prezzi al consumo ha registrato una tendenza al ribasso dal gennaio 2023 e si prevede che rimarrà stagnante nel terzo trimestre, aumentando il potenziale rischio di deflazione.Di conseguenza, le istituzioni finanziarie stanno adeguando le loro proiezioni per la crescita del pil cinese nel 2023 al 5%, in calo rispetto alla precedente stima media del 5,5% di aprile, poiché i recenti dati economici rivelano un rallentamento dello slancio economico a causa della debolezza della domanda.

“Nonostante le incertezze economiche e i cambiamenti rapidi – riflette Erika Andreetta, Emea Fashion & Luxury Leader e Partner PwC Italia -, il lusso continuerà a essere rilevante in Cina e assisteremo a una graduale ripresa, il Governo cinese sta investendo in nuove aree urbane in cui far crescere la classe media. La chiave del successo per le aziende sarà la capacità di adattarsi alle mutevoli preferenze dei clienti in questa fase di transizione, prendendo il rallentamento economico come un’opportunità per riflettere e reinventarsi.
A tal proposito abbiamo chiesto il parere di Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana.

Condivide un certo mood negativo sulle prospettive della Cina quando per il 2023 il governo aveva un target del 5 per cento e l’anno dovrebbe chiudere al 5,5?

L’economia cinese sta attraversando una fase certamente problematica, che preoccupa anche gli osservatori internazionali e i marchi della moda europea. Gli ultimi dati sull’andamento generale dei prezzi in Cina confermano che i consumi stanno vivendo un momento di stasi. Tuttavia non sono le prospettive a brevissimo termine a preoccupare, malgrado il rallentamento dell’economia i gruppi del lusso riportano anche nelle ultime trimestrali crescite delle vendite sul mercato cinese, che in qualche caso sono a due cifre. Piuttosto, la vera preoccupazione riguarda il fatto che a fronte del significativo rallentamento delle economie occidentali previsto per il 2024 e le incertezze che ne seguono, il mercato cinese venga oggi meno al tradizionale ruolo di ‘locomotiva sicura’ su cui contare nei momenti difficili per le economie occidentali, veste che ha ricoperto per tutta l’epoca pre-pandemia.

Per il futuro: è vero che la percentuale di disoccupazione giovanile è la più alta e il Consumer Price Index è in decelerazione, tuttavia, almeno per il mercato premium, il numero degli high spenders è in continuo aumento e sappiamo come essi siano poco aderenti alle oscillazioni negative della economia. Cosa ne pensa?

Nessuno pensa ad un crollo dei consumi di lusso sul mercato cinese, è semmai la mancata forza della crescita che preoccupa, e ciò dipende dall’aumento di persone con alto potere di spesa, incremento che a sua volta dipende dalla salute dell’economia, delle borse, del sistema finanziario e immobiliare del Paese e in ultima analisi dalla crescita della classe media.

Alcune merceologie, tra cui haute couture, watches and jewellery, appaiono in un certo qual modo comunque “protette” dal loro status di prodotto il cui valore non diminuisce nel tempo. I brand stanno facendo qualcosa per rafforzare ancor più questo messaggio?

Non c’è dubbio che questi prodotti hanno anche una funzione di beni rifugio grazie appunto alla loro caratteristica di preservare il valore nel tempo. Tuttavia vale quanto detto in risposta ad una domanda precedente, riguardo alla forza della crescita del mercato, più che ai timori di un calo.

Sono previste, o sono già in essere, delle azioni specifiche mirate al mercato duty free di Hainan, soprattutto in previsione del full-duty-free nel 2025?

Sicuramente da parte dei singoli brand non dalla Camera Nazione della Moda Italiana come associazione.

Condivide il potenziale di prossima crescita di Corea e Vietnam che potrebbero affiancarsi alla Cina come main drivers di crescita dell’area?

Certamente, ma non è una novità di quest’anno, la Corea è uno dei punti focali della crescita asiatica In particolare per i mercati della moda e delle industrie creative.

IN COLLABORAZIONE CON

ARCHIVIO