PwC: importanza economica, sociale e ambientale del settore vitivinicolo nell’Ue

L’Unione Europea si conferma leader mondiale nel mercato del vino con oltre 165 milioni di ettolitri prodotti nel 2022, pari al 62% della produzione globale totale. Nel medesimo anno, il vino europeo è stato esportato verso 194 Paesi – tra i principali importatori si trovano gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada e la Cina, che rappresentano insieme il 67% dell’export totale – per un totale di 17,9 miliardi di euro. Il forte orientamento all’esportazione ha svolto un ruolo cruciale nel ridurre il deficit della bilancia commerciale dell’Ue del 3,7% nel 2022, come si evince dal report ‘Economic, social, and environmental importance of the wine sector in the Eu’ firmato PwC. Un primato a cui corrisponde una complessa catena del valore che può essere suddivisa in tre attività principali: la viticoltura (il cui valore della produzione è di circa 29,4 miliardi di euro), l’industria enologica (50,3 miliardi di vendite) e la commercializzazione (100,3 miliardi di euro). Una filiera che, nel 2022, ha contributo al Prodotto Interno Lordo per 130 miliardi di euro, pari allo 0,8% del Pil dell’Ue, generando un PIil diretto di 56,1 miliardi attraverso stipendi, il pagamento delle imposte sulla produzione ed ebitda.

“In un’epoca in cui sempre più aziende delocalizzano la loro produzione, il settore vinicolo europeo conserva ancora un forte valore economico, sociale e culturale all’interno della comunità”, afferma Erika Andreetta, partner PwC Italy, Emea fashion & luxury leader. “Nello specifico i vigneti appartengono al patrimonio agrario dell’Ue e rappresentano la diversità dei territori europei in cui le uve vengono coltivate e raccolte”. Inoltre, “le aziende vinicole dipendono dal territorio e dalle comunità circostanti che lo abitano, creando sinergie tra i produttori di vino e le comunità locali”.

In termini di occupazione, infatti, il settore vinicolo offre lavoro a circa 2,9 milioni di persone all’interno dell’Unione (1,4% dell’occupazione totale). Gli occupati sono così distribuiti: il 21,5% è impiegato nella viticoltura, il 10% nella vinificazione e il 68,5% nella commercializzazione. Non solo, il vino contribuisce anche ad evitare lo spopolamento delle aree rurali che, nell’Unione Europea, occupano quasi la metà del territorio e ospitano più di 93 milioni di abitanti che corrisponde al 21% del totale della popolazione Ue. Nell’ultimo decennio, queste aree hanno registrato un calo medio della popolazione dello 0,7%, ma, paragonando quelle in cui sono presenti vigneti e cantine e quelle in cui sono sono assenti, si evince che queste ultime hanno subito un declino più significativo (-2,6%) rispetto alle prime (-0,4 per cento). La promozione sociale e culturale delle aree rurali passa anche dall’enoturismo che, nel 2022, ha mosso circa 36 milioni di persone contribuendo ad accrescere i ricavi del settore che ammontano a 15 miliardi di euro. Il vino è infatti diventato un’attrazione turistica e, di conseguenza, un catalizzatore economico chiave in molte regioni rurali, non solo con significative ricadute positive sulle attività correlate, ma creando un’intera industria del turismo del vino. Tale filiera comprende: agenzie viaggio, alloggi rurali, visita alle cantine e ai musei del vino, attività ricreative tematiche, trasporti, guide turistiche, scoperta della gastronomia locale, ‘wine therapy’.

Il settore vitivinicolo contribuisce attivamente anche alla ricerca, allo sviluppo e all’innovazione con oltre 1,1 miliardi di euro di investimenti in Ue nel 2022. Un fermento dovuto in gran parte all’alta intensità di innovazione dell’intera catena dell’industria che genera benefici indiretti su altri settori quali: servizi tecnici e scientifici, produzione e telecomunicazioni. Tra le aree verso cui si concentrano gli studi c’è sicuramente la sostenibilità. Tra le principali innovazioni c’è la riduzione del peso delle bottiglie di vetro per il vino: quelle di fermo, per esempio, passeranno da una media di 550 grammi a meno di 420 grammi entro il 2026, che comporterebbe una riduzione del 25% delle emissioni di Co2 nella catena del valore del vino.

Oltre ai miglioramenti della catena di approvvigionamento, il settore vitivinicolo sta adottando tecniche, quali l’agricoltura biologica dei vigneti, che mirano a ridurre le emissioni dirette e sostenere gli ecosistemi, promuovendo la biodiversità. Non solo, la presenza stessa dei vigneti comporta una serie di vantaggi: limita l’erosione del suolo attraverso pratiche come l’impianto di colture di copertura, l’utilizzo di tecniche di controllo dell’erosione e l’implementazione di layout di vigneto sostenibili; migliorano la gestione delle fonti idriche grazie all’implementazione di tecniche di irrigazione a risparmio idrico; e forniscono una protezione antincendio in quanto il terreno scoperto tra i filari di vite può creare una barriera che impedisce la rapida diffusione degli incendi selvatici.

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