Sette punti per il rilancio

Dal sostegno alle filiere alla sostenibilità , dall’accesso alla liquidità al digital, PwC ha evidenziato come può ripartire l’Italia. E Giulia Molteni, head of marketing and communication di Molteni Group, affronta punto per punto come si sta muovendo il mondo dell’arredamento.

Il rilancio dei consumi post pandemia è stato al centro del quinto digital event “Italia 2021 – Competenze per riavviare il futuro” organizzato da PwC Italia, trasmesso in diretta TV sul canale Active 501 di Sky e sulle piattaforme social di PwC, a cui hanno partecipato le principali istituzioni, associazioni di categoria e imprese del settore da cui sono emerse 7 priorità d’azione. Erika Andreetta, partner PwC Italia, ha spiegato: “Negli scenari post COVID-19, ci attendiamo: lato consumi sempre più acquisti Made in Italy, in un’ottica di solidarietà collettiva, la preferenza per prodotti “sicuri” oltre che gratificanti e un balzo in avanti decisivo per l’e-commerce, specie nell’e-grocery. Lato business un incremento della collaborazione per far ripartire l’economia nel Paese. Made in Italy, reshoring e sostenibilità saranno gli elementi differenzianti”. Il piano dei sette punti si può applicare a tutti i settori della nostra economia, compreso l’arredamento, per il quale abbiamo chiesto a Giulia Molteni, head of marketing and communication di Molteni Group, di interpretarne l’applicazione punto per punto.
1. Azioni di sistema per aggregare le aziende salvaguardando competenze e filiere. La filiera dell’arredamento è molto lunga e frammentata e, sebbene veda nell’essere a km zero il suo ‘plus’, trova proprio nella sua estrema parcellizzazione la maggiore criticità. Per questo motivo, secondo Molteni, le aziende leader e dimensionalmente più grandi hanno il dovere di sostenere le pmi, fatte di piccoli fornitori che hanno faticato ad adeguarsi ai nuovi protocolli sanitari. “Noi abbiamo fatto da traino e capofiliera, per questo motivo e perché, grazie agli ampi spazi di lavoro abbiamo potuto adeguarci più facilmente alle nuove norme sanitarie legate al distanziamento, abbiamo potuto riaprire prima durante il lockdown. Permettendo poi di riaprire anche alle piccole realtà che dipendono da noi”. Secondo Giulia Molteni un’efficace aggregazione si otterrebbe includendo le piccole imprese in aziende più grandi attraverso acquisizioni o protocolli comuni, al fine di rendere le filiere più agili e snelle.
2. Supporto al Made in Italy e rilancio dei consumi nazionali.
Per Molteni il supporto alle imprese e al Made in Italy è fondamentale per rilanciare i consumi: loro stessi hanno sostenuto i rivenditori di mobili, piccole aziende familiari alla prima o seconda generazione che hanno subìto uno shock di liquidità notevole, dilazionando i pagamenti o applicato notevoli sconti finanziari, prendendosi in carico queste piccole situazioni di disagio temporanee per far fronte comune all’emergenza. Il sostegno delle aziende leader per i più piccoli però non basta: “servono incentivi fiscali – afferma l’imprenditrice – per permettere a tutto il settore non solo di riprendersi ma di proseguire con i piani di innovazione e digitalizzazione”.
I consumi nazionali e l’export si stanno velocemente riprendendo dal lockdown, vissuto dal consumatore come un momento di presa di coscienza del valore della casa e dell’importanza di investire in essa. “Noi abbiamo expertise che sono ‘cross’ tra mondo casa e mondo ufficio, abbiamo quindi potuto traslare tecnologie e prodotti destinati all’ufficio anche al mondo casa. Molto importante in un momento storico in cui lo smartworking sta cambiando l’uso dello spazio domestico”. “All’interno di un programma di welfare – prosegue – sarebbero utili incentivi alle grandi imprese per permettere di fornire a tutti i lavoratori in smartworking workstation portatili brandizzate, così da trasferire parte del valore dell’impresa anche a casa”.
3. Digitalizzazione: adesso o mai più. Come emerso dalla ricerca di PwC la necessità per le aziende è rafforzare le proprie capacità digitali sia sul fronte e-commerce che social. Il processo di digitalizzazione era già stato avviato prima del Covid, ma lo stato emergenziale ha dato un’ulteriore spinta al rinnovamento. “Bisogna adeguarsi a un mondo in cui il digitale fa da padrone – afferma Giulia Molteni -: dalle ‘experience immersive’ ai ‘virtual tour’, a tutti gli elementi digitali che ci aiutano nella presentazione dei prodotti laddove i negozi sono chiusi o registrano un traffico limitato”.
Poi l’e-commerce, che ha registrato un successo senza precedenti durante il lockdown portandolo all’attenzione anche di nuovi fruitori: “Stiamo lanciando l’e-commerce negli Stati Uniti ma siamo già pronti ad ampliarlo a Uk e poi al resto d’Europa nel 2021, proprio perché con il lockdown l’e-commerce ha raggiunto un’enorme popolarità: chiusi in casa abbiamo scoperto la comodità di ordinare e acquistare online. Per l’arredo esistono prodotti singoli adatti ad essere vendute in questa modalità”.
4. Sostenibilità come elemento differenziante. Il tema della sostenibilità è tra i principali nell’agenda delle associazioni di settore da Assarredo a FederlegnoArredo. Esistono già aziende virtuose e prodotti sostenibili di per sé. “Come il nostro – spiega l’imprenditrice – di alta qualità, lunga durata e con un ciclo di smaltimento molto veloce perché utilizziamo materiali naturali e la monomatericità che rende il prodotto più veloce da smaltire. Questo valore però spesso non viene comunicato, bisognerebbe investire in narrazione”. Numerosi i progetti di Molteni e dell’industria dell’arredamento in termini di sostenibilità: ricerca di nuovi materiali e innovazione di prodotto; adeguamento delle fabbriche, riduzione delle emissioni, utilizzo di l’energia green. “Tutti investimenti onerosi però, soprattutto in questo momento, che richiederebbero più incentivi”.
5. Accesso alla liquidità. Gli incentivi erogati dal Governo andrebbero rinnovati, incrementati e adeguati alla nuova realtà, secondo Molteni: “Siamo in uno stato d’emergenza, non si tratta più di un piano a supporto di un’innovazione costante. Bisogna agire in fretta e servono risorse e competenze”. “L’arredamento è un settore che in questo contesto, soprattutto nel mondo retail più che nel contract (più soggetto, quest’ultimo, al blocco di finanziamenti e di grandi commesse), sta soffrendo meno di altre realtà obbligate a ricorrere al credito per sopravvivere, per questo motivo iniezioni di liquidità da parte del Governo permetterebbero di proseguire con la ricerca e lo sviluppo”.
6. Reshoring & Industry 4.0. La filiera a km zero tipica dell’arredamento, con fornitori locali specializzati, la rende distante dal fenomeno del reshoring che nel post-Covid sta riguardando altri settori, come la moda. “Producendo tutto in Italia – spiega Giulia Molteni – abbiamo evitato ritardi di produzione, anzi abbiamo ripreso molto bene con un maggiore slancio verso la casa da parte del consumatore. Gli incentivi al settore da parte del Governo italiano vanno direzionati all’innovazione: le aziende stanno accelerando i processi di automazione, stanno rendendo lo smartworking una modalità di lavoro permanente, si stanno riorganizzando spazi di lavoro e commerciali in un’ottica di digital transformation per la quale serve liquidità.
7. Attenzione alle nuove generazioni. Bisogna investire sui giovani e sulla loro istruzione che oggi richiede competenze specifiche che mancano in azienda. Servono nuove figure professionali esperte, in primis, di digitale.

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