La stella di Shein inizia a perdere un po’ della sua accecante luminosità. Il marchio cinese di moda low-price si è imposto come case history più che unica di cavalcata mondiale dell’e-commerce moda in tempi di pandemia, la corsa però inizia a rallentare. I dati di crescita esponenziale che l’hanno contraddistinta nel 2020 sarebbero decisamente meno frizzanti nel 2021. Lo sostiene Bloomberg che avrebbe avuto accesso ad alcune informazioni sulle vendite dell’ultimo esercizio fiscale concluso. Ebbene, secondo l’agenzia, la crescita annuale delle vendite nel 2021 sarebbe rallentata a circa il +60 percento. Se si considera che nel 2020 l’aumento delle transazioni aveva raggiunto il +250%, il dato, seppur ancora ampiamente positivo, rappresenta però una frenata del fenomeno Shein.
Complessivamente, aggiunge Bloomberg citando fonti ufficiose, le entrate annuali hanno raggiunto almeno 16 miliardi di dollari (circa 15,3 miliardi di euro) nel 2021, rispetto ai 10 miliardi di dollari del 2020. Mentre la prima parte dell’anno fiscale 2021 ha visto continuare la crescita sulla scia del 2020, il trend si è arenato nella seconda parte. E pare che anche il 2022 stia seguendo questa tendenza.
Per avere un’idea più precisa di quanto sta accadendo, Bloomberg ha preso in considerazione il mercato degli Stati Uniti, che rappresenta il maggior bacino del marchio. In base ai dati di Bloomberg Second Measure nel primo trimestre di quest’anno la crescita delle vendite è scesa al 57 per cento. Nel 2021, la società cinese ha aumentato le sue vendite fino al 264% in un trimestre nel mercato statunitense.
Il caso di Shein è emblematico perché conferma anche una tendenza che sembra in atto nel mondo delle vendite online di abbigliamento. Proprio nelle scorse settimane, i principali e-tailer della moda – o meglio, quelli che hanno diramato pubblicamente i dati di bilancio, ovvero Zalando, Boohoo e Showroomprivè – hanno comunicato un inizio d’anno meno brillante rispetto alle performance del 2021, mettendo nero su bianco un ulteriore cambiamento dei consumi da parte della clientela in questo 2022 contrassegnato dal ‘new normal’.
D’altro canto nel caso di Shein si aggiungerebbero anche altri fattori che si legano a doppio filo all’attuale situazione in Cina, dove la morsa del Covid è ancora in atto. Il continuo blocco nel Paese per arginare la recrudescenza pandemica in atto avrebbe interrotto le operazioni di produzione e logistica di Shein nella provincia meridionale del Guangdong, il suo principale hub di approvvigionamento.
Di certo il rallentamento di Shein arriva in un momento cruciale per l’etichetta, per la quale da tempo si vocifera di una Ipo a New York slittata più e più volte. E le voci del calo dell’appeal di Shein seguono di poco l’ultimo round di finanziamento di Shein per un totale di un miliardo di dollari ad aprile. L’apporto di capitale ha portato la valutazione del gruppo cinese a quasi 100 miliardi di dollari (“più delle capitalizzazioni di mercato di H&M e Zara insieme, e dietro solo a ByteDance Ltd. e Ant Group nell’elenco di Crunchbase delle start-up più preziose al mondo”, specifica Bloomberg). Gli attuali investitori di Shein includono Jafco Asia, IDG Capital, Greenwoods Asset Management, Sequoia Capital, Tiger Global e Shunwei Capital. In quell’occasione, Shein avrebbe espresso comunque la volontà di quotarsi sulla piazza finanziaria newyorkese entro i prossimi due anni. Proprio in funzione di questo, Shein starebbe valutando uno spostamento del domicilio aziendale a Singapore per aprire, appunto, la strada a un’Ipo negli Stati Uniti. Ma il cammino sembra sempre più in salita.