Era il 2018 quando, con un’offerta pubblica di acquisto sul 100% delle azioni, Compagnie Financière Richemont annunciava il takeover di Yoox Net-a-porter Group. L’obiettivo dichiarato era “accelerare il solido percorso di crescita di Ynap e rafforzarne la posizione di leadership nel lungo termine nel settore del lusso online”. A tre anni di distanza, le strategie del colosso dell’hard luxury andrebbero però in un’altra direzione, tanto da alimentare speculazioni, riaccese da Miss Tweed, sulla cessione di Ynap a piattaforme rivali come Farfetch o, addirittura, ad Amazon.
Nei tre mesi al 30 giugno scorso, Richemont ha registrato vendite più che raddoppiate, crescendo, su base annua, del 121% (129% a tassi di cambio costanti) a 4,4 miliardi di euro. Questo dato segna un +18% (+22% a cambi costanti) rispetto allo stesso quarter del 2019.
Sollecitata dal Wall Street Journal rispetto alle voci di mercato, la holding di Ginevra non avrebbe a oggi fornito alcuna risposta o commento.
“Una nuova controllante per Ynap – riflette The Fashion Law – avrebbe senso per una serie di motivi, incluso il fatto che Richemont, meglio conosciuto per il suo portfolio hard luxury con maison come Cartier, Iwc, Vacheron Constantin e Van Cleef & Arpels, non sarebbe particolarmente esperto nel business della tecnologia. Questo è qualcosa che gli analisti si sono affrettati a sottolineare già nel 2018, quando il gruppo svizzero ha acquisito la totalità di Ynap”. A fare da prova ci sarebbe anche il turnover di ben tre chief technology officer in tre anni, segno forse della mancanza di una strategia digital concreta, che potrebbe dare impulso a una fusione “con il più tecnologicamente competente Farfetch”.
Del resto, un merger di questo tipo potrebbe risultare vincente anche per l’aggregatore guidato da José Neves, in un orizzonte di crescita (e dominio) nello spazio globale dei beni di lusso online, sulla scia di quanto è già stato messo in cantiere in Cina. A novembre 2020, Alibaba, Richemont e la holding Artemis della famiglia Pinault hanno infatti annunciato una global partnership con Farfetch, con un investimento complessivo di 1,15 miliardi di dollari (oltre 990 milioni di euro al cambio attuale) nella capogruppo e nella sua filiale cinese, con la creazione di una joint venture nel Gigante asiatico. Grazie a questo accordo, Farfetch approda sulle piattaforme di lusso di Alibaba Group, beneficiando di quasi 760 milioni di nuovi clienti. Dal canto loro, Alibaba e Richemont hanno investito 600 milioni di dollari in obbligazioni convertibili (convertible notes) emesse da Farfetch Limited, oltre a 250 milioni ciascuna in Farfetch China, rilevando una partecipazione complessiva del 25% nella nuova joint venture Lnr, Luxury New Retail. Quest’ultima includerà le operazioni di Farfetch nell’Ex Celeste Impero. I due giganti hanno inoltre l’opzione di acquisire un ulteriore 24% passati i tre anni dalla nascita della jv.
La notizia di fine 2020, spiega sempre The Fashion Law, “sembrava suggerire che l’accordo potrebbe essere la prima parte di una più ampia transazione, in più fasi, tra le parti, vale a dire una potenziale mossa di Richemont per vendere una partecipazione di controllo in Ynap a Farfetch”.
Quanto, infine, ad Amazon, il big di Seattle sembra non riuscire ad affermare il suo ‘strapotere digitale’ nell’alto di gamma. Il gruppo sarebbe al lavoro per aprire anche in Europa il suo canale Luxury Stores, dedicato alle vendite di brand del lusso e inaugurato negli Usa più di un anno fa. Da tempo, tuttavia, il colosso di Jeff Bezos prova a superare lo scetticismo dei player del settore, preoccupati da problematiche come la contraffazione o la gestione di un’immagine coerente su tutti i canali di vendita. Che sia l’acquisizione di Ynap a fornire questo tipo di legittimazione?