I problemi di liquidità di Shandong Ruyi, protagonista di diverse acquisizioni moda tra il 2015 e il 2018, potrebbero costringere il gruppo asiatico a cedere la sua partecipazione in Smcp. Stando a quanto riferito dalla testata francese Les Echos, la holding d’investimento European Topsoho, proprietaria di poco più della metà del capitale di Smcp e filiale lussemburghese del conglomerato cinese Shandong Ruyi, non sembra infatti essere in grado di rispettare la scadenza di rimborso di 250 milioni di euro di obbligazioni emesse nel settembre 2018, in scadenza domani. Secondo FactSet, a European Topsoho fa oggi capo meno del 54% di Smcp (il flottante, precisa Mffashion, ammonta al 40% e i fondatori e i manager possiedono quasi il 7 per cento). “La situazione è allarmante per il futuro di Smcp, dei suoi azionisti di minoranza, dei suoi dipendenti e di tutte le altre parti interessate”, ha affermato Fabrice Remon, rappresentante degli azionisti, in una lettera inviata alla CEO di Smcp Isabelle Guichot e alla capital-markets authority francese.
Remon avrebbe inoltre espresso preoccupazione per il prezzo delle azioni di Smcp, sceso da 22 euro alla quotazione della società nel 2017 a 5,65 euro a partire da venerdì mattina. La risposta di Smcp non si è fatta attendere: “In nessun caso il gruppo sarà impattato operativamente da un eventuale default del suo principale azionista”, ha specificato il gruppo a Fashionnetwork. In una dichiarazione al Wall Street Journal la società ha inoltre ribadito di avere una propria strategia e che la sua situazione finanziaria è “molto sana”.
Come comunicato negli scorsi mesi, Smcp, cui fanno capo i marchi di lusso accessibile Sandro, Maje, Claudie Pierlot e De Fursac, ha archiviato il primo semestre del 2021 con risultati in forte recupero, grazie alla domanda proveniente da Cina e Usa, e con un profitti in netta crescita. Nei sei mesi chiusi il 30 giugno le vendite sono aumentate del 21,6% (+23,3% su base organica) a 453,3 milioni di euro. In linea con il trend registrato dalle principali maison del lusso e dei marchi internazionali, a trainare la crescita sono state le vendite in Cina continentale dove il gruppo ha registrato un incremento dei ricavi del 54,6% su base organica rispetto alla prima metà del 2020 e addirittura del 24% rispetto alla prima metà del 2019. L’utile netto è tornato in positivo per 0,6 milioni di euro dalla perdita di 88,5 milioni di euro del primo semestre del 2020.