Patek Philippe risponde al rallentamento del mercato degli orologi aumentando i prezzi del 7 per cento. Lo rende noto Bloomberg, che spiega come i listini siano stati rivisti al rialzo lo scorso 1 febbraio. “Gli aumenti di prezzo di Patek Philippe – riflette l’agenzia di stampa – mostrano come la società si aspetti di avere un brand e un pricing power sufficientemente forti per compensare l’aumento dei costi di produzione ed il franco svizzero forte, senza danneggiare la domanda dei suoi orologi”. Un portavoce di Patek Philippe ha confermato a Bloomberg che gli aumenti valgono per tutte le linee di prodotto e per tutte le regioni.
I produttori di luxury watches hanno alzato i loro listini durante e nell’immediato post-pandemia, ma il settore si trova ora ad affrontare un rallentamento della domanda e una maggiore prudenza anche dei consumatori high-spending. A sgonfiarsi è stata, nell’ultimo anno, anche la ‘bolla’ del secondo polso.
Il mese scorso, Swatch Group, cui fanno capo maison orologiere come Omega e Breguet, ha affermato che i suoi aumenti di prezzo nel 2023 “non sono stati sufficienti a compensare la forza del franco svizzero”.
L’iniziativa di Patek Philippe, prosegue Bloomberg, segue di poco la scelta di Rolex, che a gennaio ha deciso di incrementare i prezzi di alcuni suoi modelli di circa il 4% nel Regno Unito, lasciando invece invariati i tariffari negli Stati Uniti. Ad oggi Rolex produce più di un milione di orologi all’anno, mentre la maison guidata dalla famiglia Stern ne produce circa 70mila.
La scorsa settimana, la Federazione dell’industria orologiera svizzera (FH) ha reso noti i dati di export relativi al 2023. Lo scorso anno, le vendite all’estero di lancette elvetiche hanno evidenziato un aumento del 7,6% a 26,7 miliardi di franchi svizzeri (28,6 miliardi di euro), segnando un nuovo record annuale. Nel full year, i dieci mercati principali riportano il segno più: Stati Uniti a +7%, Cina a +7%, Hong Kong a +23%, Giappone a +7%, Regno Unito a +7%, Singapore a +2%, Germania a +5%, Francia a +8%, Emirati Arabi Uniti a +12%, Italia a +9 per cento.
Tuttavia, segnala sempre Bloomberg, va tenuto presente il rallentamento della performance del comparto tra prima e seconda metà dell’anno: nel secondo semestre il balzo delle vendite è stato del 3,6%, contro il +11,8% dei sei mesi precedenti. “Il primo semestre del 2023 è stato un successo, in particolare in Cina e negli Stati Uniti. Hong Kong ha ripreso vigore e resta una piattaforma di distribuzione importante verso altri mercati asiatici, malgrado la riduzione considerevole del numero di punti vendita durante la pandemia. Il secondo semestre è stato invece nettamente più calmo per l’insieme del settore”, ha riferito alle agenzie di stampa Oliver Müller, fondatore di Luxeconsult.
L’industria svizzera dei segnatempo rappresenta oltre il 50% del fatturato mondiale del settore ed esporta oltre il 90% della sua produzione.