Anche H&M batte in ritirata e lascia definitivamente il mercato russo. Il colosso svedese del fast fashion aveva già sospeso le sue vendite in Russia lo scorso marzo, appena dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Oggi arriva l’annuncio della sua progressiva uscita dal Paese, a fronte di “sfide operative e un futuro imprevedibile”, recita la nota ufficiale diramata dall’azienda.
Prosegue la spiegazione di H&M: “Dopo un’attenta riflessione, constatiamo che è impossibile continuare la nostra attività in Russia, tenuto conto della situazione”, ha dichiarato nel comunicato la direttrice generale del gruppo, Helena Helmersson. H&M, secondo i dati diffusi sul suo sito, aveva 150 punti vendita in Russia, che rappresenta il suo sesto mercato al mondo, con il 4% delle vendite totali del gruppo nel quarto trimestre del 2021.
Come parte del processo di liquidazione, ha spiegato il gruppo, l’intenzione è quella di riaprire temporaneamente i negozi fisici per un periodo di tempo limitato in modo da vendere le scorte rimanenti nel territorio russo. Una liquidazione che si stima comporterà costi per il gruppo H&M da 2 miliardi di corone svedesi (pari a circa 189 milioni di euro) in seguito all’operazione. Dell’importo stimato, che sarà incluso come costo una tantum nei risultati del terzo trimestre 2022 – anticipa l’azienda – circa un miliardo di corone avrà un impatto sul flusso di cassa.
Intanto, l’ultimo semestre del gigante di Stoccolma è stato dorato, e si è chiuso a quota +20% con un fatturato ammontato a 103,670 miliardi di corone svedesi (circa 9,7 miliardi di euro), nonostante l’interruzione delle vendite provenienti da Russia, Belarus e Ucraina nel 2022. Anche l’utile è arrivato a 2,8 miliardi di corone, contro i profitti da 1,7 miliardi di un anno prima.
Quella di H&M è una scelta che si inserisce nel solco del cordone sanzionatorio imposto alla nazione guidata da Putin e che riempie le fila dei fashion brand che alla Russia hanno detto addio. L’ultimo è stato lo statunitense Nike, che ha suggellato l’ultimo atto di un distacco maturato negli ultimi mesi in risposta al conflitto in Ucraina.
Prima, nell’universo della moda low cost, si era levata la voce di Mango, il quale smetterà definitivamente di operare per via diretta in Russia. Il retailer spagnolo sarebbe ora in trattative per cedere a partner locali le sue insegne chiuse dal mese di marzo.
Ma la schiera dei nomi della moda che hanno preso posizione all’indomani dello scoppio della guerra è ben più lunga, dal fast fashion al mondo del lusso fino allo sportswear: Adidas, Boohoo, gli e-tailer Net-a-porter, Yoox e Farfetch, e poi Lvmh, Kering, Richemont, Burberry, Chanel sono solo alcuni tra quelli che spiccano nel lungo elenco di brand che si sono schierati in merito al conflitto.
Un approfondimento sull’impatto del conflitto Russia-Ucraina sul mondo della moda sarà disponibile nel prossimo numero di Pambianco Magazine.