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Lusso e fast fashion bloccano vendite in Russia

Photo by Max Kukurudziak on Unsplash

Lusso e fast fashion bloccano vendite in Russia

Di Milena Bello
4 Marzo 2022

Dopo l’incertezza iniziale, anche la moda prende posizioni nei confronti della guerra in Ucraina da parte della Russia, schierandosi apertamente contro la strategia di Putin. E lo fa, oltre che con importanti donazioni a favore dei rifugiati ucraini, anche con operazioni commerciali che stanno, di fatto, bloccando le spedizioni dei loro beni in Russia. Il messaggio è forte e c’è da sottolineare che al momento le prese di posizioni arrivano soprattutto da marchi stranieri. Al momento la moda italiana non ha diramato informazioni su eventuali strategie commerciali nei confronti della Russia, ma ha preferito seguire la strada della distensione e dell’aiuto economico alla popolazione messa in ginocchio dalla guerra lampo.

Alle prime notizie in merito alle difficoltà commerciali da parte di Net-a-porter e Yoox, a cui si sono aggiunti Farfetch, Nike e Adidas, si sono aggiunte le dichiarazioni di Asos, che ha un sito web in Russia e che ha fermato le vendite. Il rivale di Asos, Boohoo, che vende anche agli acquirenti russi tramite il suo sito web, ha sospeso le sue operazioni nel Paese alla fine della scorsa settimana. Anche Burberry si è schierata contro la guerra, sospendendo le spedizioni in Russia. Secondo quanto riportato dall’agenzia Bloomberg, il marchio di lusso ha messo in pausa tutte le spedizioni in Russia dove ha due negozi che, per ora, sono rimasti aperti.

 La sospensione delle spedizioni, secondo Bloomberg, non dovrebbe avere un grande impatto finanziario sui rivenditori britannici. L’esposizione di Burberry in Russia è meno dell’1% delle vendite.

Sempre tra i marchi britannici, va segnalata anche la decisione di Marks & Spencer che ha interrotto le spedizioni alla sua attività russa gestita da franchisee. Il rivenditore ha affermato di aver smesso di inviare ai negozi, gestiti da partner in franchising turchi , “data la crisi umanitaria in corso dopo l’invasione dell’Ucraina”. Puma ha fatto sapere che le consegne in Russia sono state interrotte ma i suoi 100 negozi nel paese sono aperti. Russia e Ucraina hanno rappresentato meno del 5% dei ricavi di Puma nel 2021, ha affermato un portavoce.

Il gigante del fast fashion H&M ha optato per sospendere tutte le vendite in Russia, mentre i negozi in Ucraina sono già stati temporaneamente chiusi per la sicurezza dei dipendenti e dei clienti. Da ultimo, Mango ha dichiarato ieri di voler chiudere temporaneamente i suoi negozi e il suo sito di vendita online in Russia, mentre sta monitorando “con tristezza e preoccupazione” la situazione in Ucraina. Mango ha 800 dipendenti e 120 negozi nel paese, 65 dei quali sono gestiti da franchisee.

Accanto al blocco commerciale deciso da alcuni marchi, sono diverse le iniziative che hanno come obiettivo comune aiutare i profughi e le vittime di guerra. Kering, Otb, Valentino, Camera della Moda, Chime for Change, Lvmh e Burberry sono le realtà già scese in campo. All’elenco si è aggiunto Chanel e il gruppo Armani. A livello associativo, dopo lo statement della Camera Nazionale della Moda Italiana nel quale ha dichiarato di donare donerà “i contributi derivati dalla sfilata della Milano Fashion Week appena conclusasi”, è arrivata la dichiarazione della Federazione dell’Alta Moda e della Moda francese che ha annunciato che i suoi membri faranno donazioni tramite l’UNHCR, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. A favore della popolazione ucraina anche il British Fashion Council che ha invitato i marchi a condannare le azioni del governo russo e a fornire aiuti umanitari per sostenere l’Ucraina con una dichiarazione politica insolita.

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