Performance in territorio positivo per il settore orafo italiano. Dalla fotografia scattata da Centro Studi di Confindustria Federorafi sul 2023, emerge come il comparto abbia registrato ricavi per 11,97 miliardi di euro, in crescita del 10,2% anno su anno. Un risultato in crescita nonostante “un ridimensionamento del ritmo di del biennio 2021-2022”, si legge nella nota pubblicata dall’ente.
A fare da traino le esportazioni, pari a 10,9 miliardi di euro e in crescita a doppia cifra dell’11,1% nei dodici mesi trascorsi, che hanno compensato un mercato domestico in contrazione. Un quadro che sembra confermare quello recentemente delineato da il ‘Rapporto Club degli Orafi – Intesa Sanpaolo‘, all’interno del quale spiccano analogamente le dinamiche d’esportazione pur in un contesto di generale stabilità della domande di gioielli in oro.
La conferma del raffreddamento del ciclo congiunturale, spiega ancora Federorafi, proviene dai dati relativi ai volumi realizzati e dalle quantità esportate di gioielleria da indosso in oro, di gran lunga la voce merceologica più importante, la cui crescita non va oltre il +3,8% (in kg). Il dato quantitativo mostra in modo evidente l’incidenza delle dinamiche inflattive dell’ultima parte dello scorso anno unitamente all’impatto sui valori dell’andamento rialzista delle quotazioni dei metalli preziosi.
Guardando in particolare alle destinazioni dell’export, la Svizzera si piazza in prima posizione davanti agli Stati Uniti che, malgrado il moderato +4,6%, restano il mercato in maggior espansione nell’ultimo quadriennio, segnando un +89,5% per cento. In terza posizione si collocano gli Emirati Arabi Uniti (su livelli simili a quelli del 2022, a quota +0,5%), davanti alla Francia (+11,1%), leader tra i clienti comunitari. I primi quattro mercati coprono quasi la metà dell’export (47,4 per cento). Tracollo per la Russia, che scivola al 68° posto, cedendo ulteriori 43,3 punti.
Considerando parallelamente il ranking delle province sempre in termini di export, al comando si mantiene Arezzo (+9,4%), seguita da Vicenza (+1,7%) e, quindi, da Milano (+66,2%), che ha superato di poco Alessandria (+8,7 per cento). Le due province del distretto campano di Napoli-Caserta, importanti dal punto di vista produttivo benché con una minore propensione all’export, evidenziano invece nell’insieme una dinamica pari al +5 per cento. Dinamica favorevole, intanto, sul fronte occupazione: per gli addetti al settore si stima infatti un aumento di 936 unità.
Secondo Claudia Piaserico, presidente di Confindustria Federorafi, i dati del 2023 si sono dimostrata in linea con le attese. Per quanto riguarda invece l’anno in corso, le previsioni sono improntate alla “massima cautela” a fronte “dell’andamento generale dell’economia mondiale e le tensioni geopolitiche che hanno già causato una generalizzata frenata del manifatturiero made in Italy”. Spiega ancora Piaserico: “Il perdurare del conflitto israelo-palestinese e gli acquisti delle banche centrali, nello specifico, hanno contribuito a tenere alto il prezzo dell’oro e, a traino, anche dell’argento. Questo andamento dei preziosi inevitabilmente impatta sulla domanda di gioielleria frenando le richieste dei buyer internazionali”.
Nonostante il clima di incertezza e le preoccupazioni circa “l’impatto delle sanzioni sui diamanti provenienti dalla Russia sulla filiera europea rispetto anche a quella degli altri Paesi del G7, il sentiment degli imprenditori italiani rimane positivo e i prossimi appuntamenti fieristici come Oroarezzo e le manifestazioni di Las Vegas saranno il termometro delle reali performance settoriali di questa prima parte dell’anno”.