Da driver a founder di brand, la nuova generazione di piloti di Formula 1 schiaccia l’acceleratore anche fuori dalla pista e sperimenta in ambito fashion, con un approccio che mira a superare il concetto canonico di fanwear e merchandising.
Ne è il più chiaro esempio Alex Albon Athletics, la neo label di sneaker lanciata dal beniamino della Williams Racing Alex Albon, che ha fatto della sua passione per le scarpe una nuova potenziale fonte di profitto. Nello specifico, lo sportivo, primo pilota di origini tailandesi a gareggiare dal 1954, ha pensato ad una calzatura realizzata in tela e suede, “la cui resistenza alle gare di F1 è ancora in fase di test” – si legge in una descrizione ironica sul sito web. Lanciata in edizione limitata durante il gran premio di Singapore, per una cifra di 174 euro, la ‘Classic Marina’ è al momento sold out.
“Amo le scarpe. Amo lo streetwear e il casualwear”, ha dichiarato Albon in un’intervista a Wwd. “Le scarpe sono facili perché chiaramente sono una mia passione, motivo per cui sono state il punto di partenza del marchio. L’idea era di mantenere il brand piccolo. L’anno prossimo ho intenzione di espandermi e di realizzare una maggiore varietà di prodotti”.
In un contesto dove i piloti delle veloci monoposto si fanno sempre più imprenditori e promotori di loro stessi (molti di loro hanno persino dei contratti con note agenzie americane di talent, ndr) in un piano che li vede pensare ad un futuro anche al di fuori del circuito, l’esperimento fashion di Albon si posiziona volontariamente in un segmento diverso sia per proposta, tra design e scelta dei materiali, che per pricing, dal classico fanwear – approccio invece sposato dal francese Pierre Gasly e dall’inglese Lando Norris con le proprie linee di merch.
Prima di Albon, ha provato lo stesso approccio l’australiano Daniel Ricciardo – che attualmente gareggia per Scuderia AlphaTauri – con il lancio la scorsa estate della sua Enchante, label di abbigliamento e accessori che per scelta di colori, stampe e pattern mira ad essere molto poco ‘commerciale’ e il più lontano possibile dall’immaginario delle gare.
“Era molto orientato alla squadra (il merchandising). C’erano solo tanti loghi e di sponsor. Si poteva indossare in pista e solo in pista: mi sembra un po’ strano che qualcuno indossi una maglietta della squadra a una cena”, aveva spiegato Ricciardo alla testata americana. “Ho pensato che non fosse molto alla moda. Così ho voluto fare qualcosa di un po’ più cool. Crescendo, ascoltavo molta musica punk rock e indossavo magliette punk rock e una delle mie band preferite indossava qualcosa che influenzava la mia moda o l’abbigliamento che volevo indossare”.
In passato, a fare strada è stato invece il sette volte campione del mondo Lewis Hamilton grazie al suo brand Plus44world, progetto attraverso cui Hamilton sostiene anche Mission 44, l’associazione benefica lanciata dal primo pilota della Mercedes nel 2021 con lo scopo di costruire un sistema educativo più inclusivo per i giovani.
Non solo i piloti hanno però intrapreso dei progetti meno commerciali, più distaccati da sponsor e parte di contratti da centinaia di migliaia di euro: la stessa proprietà ha infatti dato una spinta importante sull’abbigliamento nell’ultimo periodo decidendo di nominare A$AP Rocky direttore creativo della partnership tra Puma e Formula 1. Una nomina senza precedenti nel mondo della categoria ‘regina del motorsport’, arrivata a cinque mesi dalla firma di un accordo che ha fatto del gruppo dello sportswear l’official supplier delle gare, e che ha svelato proprio durante l’appena trascorso gran premio di Las Vegas il primo drop della collezione di abbigliamento, calzature e accessori a marchio F1 pensata dal rapper americano.