Non basta il ritorno all’utile per Richemont, che in mattinata cedeva il 6% alla Borsa di Zurigo, penalizzato da risultati sotto le attese e dalla conferma della fase di normalizzazione delle performance dei luxury brand. Il gruppo guidato da Johann Rupert si lascia alle spalle una prima metà dell’esercizio fiscale (dati al 30 settembre 2023) con ricavi in aumento del 6% per 10,2 miliardi di euro e un risultato netto positivo di 1,5 miliardi, che si confronta con il rosso di 766 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente (quando a pesare era stato un effetto contabile legato alla vendita della piattaforma Yoox Net-A-Porter, ndr). Il dato dei profitti risulta comunque sotto le stime del consensus Zuercher Kantonalbank, fissate a 2,17 miliardi di euro. Nel primo semestre, inoltre, l’utile operativo ha registrato una flessione del 2% attestandosi a 2,65 miliardi.
Lo spaccato geografico, vede la spinta dell’Asia-Pacific (+14% a cambi correnti; +23% a cambi costanti), mentre tra le aziende sono le maison di gioielleria a mettere a segno il balzo maggiore (+10% a cambi correnti; +16% a cambi costanti).
Le vendite di Richemont hanno visto un significativo rallentamento della crescita nei due quarter consecutivi, passando dal +19% dei primi tre mesi dell’esercizio, al +5% del secondo trimestre. Nel solo Q2, risulta debole il mercato europeo, dove le vendite sono diminuite dell’1%, mentre l’Asia Pacifico cresce dell’8 per cento. Positiva l’evoluzione in America, che ha registrato un aumento delle vendite del 4 per cento. “Il periodo in esame è iniziato in modo molto positivo, al di là delle nostre aspettative – ha commentato Johann Rupert – Tuttavia, l’incremento si è attenuato nel secondo trimestre poiché la pressione inflazionistica, il rallentamento della crescita economica e le tensioni geopolitiche hanno iniziato a influenzare il sentiment dei clienti, aggravati da forti comparativi”. “Di conseguenza – ha aggiunto il chairman di Richemont-, abbiamo assistito a un’ampia normalizzazione delle aspettative di crescita del mercato in tutto il settore. La notizia positiva è che nelle principali economie sembra prevalere uno scenario di atterraggio morbido, con una crescita ancora più elevata attesa dalla Cina, che dovrebbe beneficiare di misure di stimolo”.
Il colosso dell’hard luxury, che fra gli altri controlla le maison Cartier, Piaget, Van Cleef & Arpels, Montblanc e Chloé, non ha fornito prospettive precise per il resto dell’esercizio 2023-24.
La holding di Ginevra è solo l’ultimo gruppo del lusso in ordine di tempo a segnalare il rallentamento delle performance di vendita, a causa dell’esaurirsi dell’euforia post-Covid. Il mese scorso già Lvmh aveva già segnalato una fase di slowdown della domanda di luxury goods negli Stati Uniti e in Europa, dove l’aumento dei prezzi ha spinto gli acquirenti a ridurre le spese.
In mattinata, la semestrale di Richemont ha messo il freno a tutti i titoli del lusso, con ribassi di oltre il 3% per Lvmh e Kering, del 2,5% per Moncler, un -2% circa per le griffe Salvatore Ferragamo e Brunello Cucinelli e un -1,5% per le azioni di Hermès. Più stabile, ma comunque in territorio negativo (-0,5%) l’andamento del titolo del Gruppo Prada.