L’economia circolare e la sua sostenibilità ambientale, sociale e finanziaria sono state al centro del summit organizzato da Moaconcept, in partnership con Generali Italia – Agenzia di Firenze Rifredi, Change Capital e The Social Hub. Un convegno che ha visto riflettere sul tema attori provenienti da settori molto diversi, dimostrando quanto l’argomento sia trasversale e coinvolga realtà produttive (dalla moda alla cosmetica, dal calzaturiero alla pelletteria), un impianto regolatorio tra Benefit Company, BCorp, brevetti e greenwashing, che è stato al centro dell’intervento dello studio MPM Avvocati, di Unifi e di Agenzia Generali Italia e un cambio di mentalità da parte dei vertici aziendali in favore di una trasparenza anche in termini di rendicontazione non finanziaria, quale il Bilancio di sostenibilità presentato come vantaggio competitivo, soprattutto per le pmi, da Mafalda Maffettone, ESG Advisor per Rewind.
Obiettivo dell’incontro è stato promuovere la cosiddetta ‘open innovation‘, ossia una innovazione in grado di integrare competenze multisettoriali per favorire il funzionamento di quella che si potrebbe definire una filiera della sostenibilità. Ad accomunare i partecipanti la consapevolezza che si debba agire insieme con comportamenti virtuosi. Un concetto che Matteo Tugliani, CEO e founder di Moaconcept, ha sintetizzato definendolo “uno scambio positivo a favore di un cambio positivo”.
La collaborazione nella visione di Stefano Galassi, co-founder & Open Innovation director di Limitless Innovation, ricorda un vero e proprio ecosistema da cui “nasce il cambiamento”. Per Galassi l’open Innovation sta guidando la fashion circularity con innovazioni che oggi si concretizzano in virtual fashion, metaverso, digital twin e industry 4.0 ma anche ricerca sui nuovi materiali, biocircolarità e upcycling. Un percorso, però, che per essere intrapreso ne richiede la scalabilità: “la sostenibilità deve produrre anche profitto”, chiosa l’imprenditore ricordando come tra i primi a comprendere che questo nuovo approccio è necessario è stato proprio il mondo della finanza e aggiungendo che serviranno ancora molti anni, in Italia, affinché questo sistema si affermi.
Il tema della crescente importanza della tracciabilità è stato introdotto da Guido Mengoni, CMO & CDO di Temera, come prerequisito necessario per una gestione sostenibile certificabile. Certificazione che può avvenire attraverso le più recenti tecnologie, quali Qr code, Nfc e Nft che garantiscono e mantengono nel tempo il valore di un prodotto e ne certificano la proprietà. A tale proposito, Jacopo Laganga, Global Head of Digital, eCommerce, Marketing & Communication di Monnalisa ha spiegato il funzionamento delle etichette Qr code introdotte dall’azienda che consentono di accedere a un sito mobile dedicato che narra la storia del prodotto, la filiera e tutte le sue fasi di produzione. Una sorta di carta d’identità digitale che permetterà di tracciare il capo anche in futuro, qualora fosse inserito in un circuito di second hand.
Sul riutilizzo degli scarti della filiera della pelle si fonda, invece, l’attività di Simona Innocenti, CEO di Leather Bis, nonché presidente di Aspri, Associazione pelle recuperata italiana nata proprio da questo input. Un tema esteso alla progettazione sostenibile delle collezioni moda da Eva Di Franco, docente Idi Marketing Ethics & Fashion Design presso Ied e founder del brand Evadifranco Timelessclothing, che ha sottolineato come la sostenibilità oggi stia diventando una necessità e i consumatori inizino ad essere infastiditi quando percepiscono che i brand usano la sostenibilità come leva di marketing e comunicazione pur non avendone i requisiti concreti.
Tra le aziende che hanno scelto di diventare società benefit, anche Pettenon Cosmetics che ha attivato progetti concreti tesi a raggiungere la carbon neutrality, a rivedere le proprie formulazioni perché siano sempre più biodegradabili e naturali, a studiare il packaging con un software che ne valuta l’impatto ambientale durante il suo ciclo di vita per poi agire con l’adozione di plastiche riciclate, rigrammatura dei pack e inserimento in gamma dei refill del prodotto. Afsoon Neginy, COO Business & Sustainability Director di Pettenon Cosmetics, ha voluto evidenziare che far coincidere ‘naturalità’ con ‘sostenibilità’ non è altro che greenwashing poiché “non sempre ciò che è naturale è sostenibile, sostenibilità implica ad esempio biodegradabilità”. La manager ha poi affrontato il tema del risparmio dell’acqua e dell’importanza di formare e farsi promotori di una cultura aziendale sostenibile anche nei confronti dei propri partner.
Infine, Matteo Tugliani ha condiviso la propria esperienza imprenditoriale raccontando la scelta di cambiare il proprio modello di business convertendo la propria azienda di sneakers in Benefit Company e di investire in progetti che gli permettessero di lasciare un’impronta positiva sul pianeta. In particolare ha ripercorso l’avvio del progetto My Own Action che partito proprio presso l’hotel The Social Hub con l’installazione del primo Used Sneaker Collector, è poi divenuto protagonista di varie iniziative che hanno ottenuto risonanza internazionale.