Sono stati nove mesi in chiaroscuro quelli appena archiviati da H&M. A determinare le sorti del periodo, il terzo trimestre del colosso svedese del fast-fashion, come anticipato attestatosi al di sotto delle attese. Nei tre mesi terminato lo scorso 31 agosto, l’utile operativo del gruppo si è fermato a 902 milioni di corone svedesi (circa 82 milioni di euro), contro i 6,27 miliardi registrati nel medesimo periodo di un anno fa (-84 per cento).
L’utile netto è ammontato a 531 milioni di corone, contro i 4,69 miliardi del terzo trimestre 2021 (-86 per cento). Sul fronte dei ricavi, H&M ha messo a segno una crescita del 3% (corrispondente a una flessione del 4% in valuta locale), con vendite pari a 57,5 miliardi.
Alla base del rallentamento, lo stop alle attività in Russia, i rincari conseguenti allo scenario inflazionistico e in particolare l’aumento dei costi di materie prime e trasporti oltre al tema del super-dollaro e alla frenata in molti dei suoi principali mercati, a fronte di una diminuzione del potere d’acquisto dei consumatori.
Per quanto riguarda i nove mesi, H&M ha registrato vendite in aumento del 13% a quota 161,12 milioni di corone svedesi, mentre l’utile netto è ammontato a 4,43 miliardi di corone, in calo del 30,7% rispetto all’esercizio precedente.
Nonostante le criticità dello scenario globale, il gruppo si mostra comunque ottimista sul prossimo futuro, anche in virtù della performance dell’autunno/inverno in vendita negli store: “Con clienti fedeli in tutto il mondo e una situazione finanziaria sana – ha dichiarato la CEO Helena Helmersson – vediamo buone opportunità per rafforzare la nostra posizione nonostante lo scenario che ci circonda. Le collezioni autunnali sono state ben accolte e le vendite di settembre sono in aumento rispetto all’anno precedente, a dimostrazione della crescita del gruppo H&M anche in un momento in cui il potere d’acquisto dei clienti è in calo”.
Intanto, questa mattina il titolo di H&M è in calo del 3,93 per cento.