Nel Regno Unito tornano ad accendersi i riflettori delle autorità sul fenomeno buy now-pay later. Alcune delle principali società del settore, ovvero Clearpay, Klarna, Laybuy e Openpay hanno concordato di modificare i termini e le condizioni “potenzialmente ingiusti e poco chiari” dopo un intervento della Financial Conduct Authority (Fca), autorità di regolamentazione finanziaria. “Le quattro aziende coinvolte, Clearpay, Klarna, Laybuy e Openpay, hanno collaborato pienamente al nostro lavoro. Accogliamo con favore la loro collaborazione e le loro azioni per rispondere alle nostre preoccupazioni”, ha affermato la Fca in una nota riportata dall’agenzia Reuters.
Le società in questione hanno modificato le condizioni contrattuali sulle cancellazioni per renderle “più eque e di facile comprensione”, ha affermato la Fca. Clearpay, Laybuy e Openpay hanno anche concordato di rimborsare alcune commissioni di pagamento in ritardo che avevano erroneamente addebitato dopo che i clienti avevano annullato gli ordini. Klarna, riporta Reuters, ha affermato di aver già implementato le modifiche proposte dalla Fca.
Non è la prima volta che emerge il problema della mancanza di regolamentazione del mercato del compra ora-paga dopo. Nel caso di questi servizi, gli acquirenti possono pagare i prodotti acquistati a rate ma, a differenza delle società che gestiscono i servizi di carte di credito, le realtà di buy now-pay later in genere non addebitano interessi sui prestiti, il che significa che al momento non devono adeguarsi alle normative vigenti. Questo accade perché al momento esiste un vuoto normativo in merito. Il ministero delle finanze britannico ha promesso di presentare una legislazione per regolamentare questo mercato, ma per ora non esistono delle tempistiche certe. Nel frattempo l’organismo di controllo britannico ha dichiarato che sta utilizzando le leggi britanniche sui diritti dei consumatori per rendere i loro contratti più equi.
Il meccanismo del compra ora-paga dopo ha vissuto una vera e propria esplosione a seguito del Covid. Secondo quanto riportato da Reuters, in Gran Bretagna e dimensioni del mercato sono più che triplicate nel 2020 a 2,7 miliardi di sterline (3,2 miliardi di euro).