Con il Covid che ha fatto esplodere l’e-commerce, anche il buy now-pay later, i sistemi di pagamento dilazionati, ha vissuto un vero e proprio boom. Forse, anche troppo, visto che comincia ad alzarsi l’attenzione dei regolatori su una forma di vendita che prevede forme di indebitamento, e che pertanto richiede massima attenzione da parte delle authority finanziarie. Il primo faro si è acceso in Gran Bretagna, dove la Financial Conduct Authority, la Consob inglese, nel piano industriale 2021/22 pubblicato a luglio si è impegnata a lavorare con il Tesoro su una nuova normativa che vedrebbe l’estensione della regolamentazione al settore del credito di pagamento differito e le nuove regole dovrebbero essere fissate il prossimo anno. Il Business Plan della Consob inglese è stato pubblicato a seguito della Woolard Review, una revisione del cambiamento e dell’innovazione nel mercato del credito non garantito che è stata commissionata dal Board della Financial Conduct Authority e pubblicata nel febbraio di quest’anno, raccomandando “un’urgente necessità di regolamentare tutti i prodotti buy now-pay later”.
In attesa che la Consob inglese inizi a regolamentare un settore ormai diventato così ricco e di portata globale, con la prospettiva che questo passo induca le autorità di altri Paesi a seguire l’esempio inglese, qualche passo avanti è stato fatto a marzo, con la presentazione di emendamenti alla legge sui servizi finanziari (Financial Services Act 2012) che consentono al Tesoro di disapplicare parti del Consumer Credit Act 1974 (CCA) in relazione a una “attività creditizia rilevante”, se tale attività diventa un’attività regolamentata.
Al momento non è ancora prevista una regolamentazione di questo tipo di business e le società specializzate in sistemi di pagamento dilazionati buy now-pay later non hanno al momento alcun tipo di obbligo di autorizzazione per questo tipo di attività. Ma è chiaro che l’attenzione del regolatore è destinata ad alzarsi, vista la progressione del fenomeno.
La società Oliver Wyman stima che i consumatori americani abbiano speso tra i 20 e i 25 miliardi di dollari nel 2020 utilizzando questa modalità di pagamento. Secondo la società di ricerca fintech Kaleido Intelligence, entro il 2025 i consumatori spenderanno circa 680 miliardi di dollari a livello globale utilizzando pagamenti rateali presso i punti vendita sui canali di e-commerce. Cifre da capogiro che inquadrano il sistema di anticipo e rateizzazione messo a punto da gruppi specializzati, tra i quali spiccano Afterpay, Klarna, Affirm, Scalapay e Clearpay, al pari delle transazioni bancarie. La stessa Klarna a giugno ha raggiunto la valutazione record di 45,6 miliardi di dollari, un valore superiore ad alcune delle più grandi banche europee.
Inoltre, i big dei pagamenti dilazionati non sono gli unici attori a spartirsi questo mercato: nel Regno Unito, dove questa modalità rappresenta quasi il 4% delle vendite al dettaglio online, il rivenditore New Look ha commercializzato la sua carta in-store che consente di anticipare la spesa, e anche i magazzini John Lewis hanno lanciato un metodo di pagamento online regolamentato in collaborazione con la banca francese Bnp Paribas.
Anche in Italia il settore è in pieno fermento. Un approfondimento sulla crescita e le dinamiche di questo mercato sono pubblicate nel numero di settembre di Pambianco Magazine.