Il kidswear di lusso firmato Simonetta guarda lontano. L’azienda marchigiana punta a implementare il ruolo di piattaforma internazionale di riferimento per le griffe di alta gamma. Venerdì scorso la società ha organizzato un open day all’interno della propria sede di Jesi alla presenza di istituzioni territoriali, stampa selezionata e addetti ai lavori, svelando i piani per il futuro e raccontando i progressi raggiunti finora. Fondata dalla famiglia Stronati nel 1956 come laboratorio sartoriale, l’azienda è stata acquisita nel 2017 da Isa Seta, società che fa capo al Gruppo Carisma presieduto da Giovanni Cagnoli. Oltre all’omonima private label, Simonetta vanta accordi di licenza con Emilio Pucci, Fay, Elie Saab, Balmain, Stella McCartney e Douuod, ed è inoltre responsabile della produzione in esclusiva delle linee childrenswear di Fendi e Thom Browne. “Abbiamo ampliato lo stabilimento di circa 2mila metri quadrati recuperando alcuni spazi abbandonati e inglobando la villa della famiglia Stronati, passata da uso residenziale a funzione produttiva. Ad oggi lavorano per noi 138 dipendenti, l’83% sono donne e l’età media non supera i 30 anni”, ha spiegato a Pambianconews Niccolò Matteo Monicelli, AD di Simonetta. Il tour guidato dal manager ha compreso la visita agli uffici stile e prodotto, ciascuno modulato in funzione delle esigenze specifiche di ogni brand, il cad e il reparto prototipia, i magazzini tessuti e accessori, i reparti di produzione e l’efficiente magazzino prodotti finiti guidato da un sistema innovativo e tecnologico che gestisce lo stoccaggio e l’imballaggio dei capi con software di ultima generazione. “I nostri clienti sono maniaci della perfezione, assicuriamo quattro controlli qualità lungo la filiera che si sviluppa all’85% in Italia, tra Marche, Puglia, Veneto, Toscana e Abruzzo. Lavoriamo per tanti brand, ciascuno ha esigenze diverse e sta a noi ottimizzare tempi e risorse. Arriviamo a realizzare oltre 12mila capi di campionario a stagione. Se vuoi qualcosa che non hai devi fare qualcosa che non hai mai fatto”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Simonetta.
“Nel 2020 abbiamo fatturato 33 milioni di euro, in crescita rispetto ai 20 del 2018. Per il 2021 prevediamo di arrivare a circa 40 milioni di euro. Il nostro business è legato quasi esclusivamente al mercato wholesale. Puntiamo a una crescita mirata like for like, ogni singolo store deve acquistare sempre di più. Simonetta è il nostro marchio storico da preservare, ma acquisterà sempre di più un ruolo diverso dal passato, di sperimentazione, come dimostrano i recenti co-branding. Il made in Italy è il cuore di questa azienda, da difendere in termini di competenze. Investiamo inoltre sul capitale umano per creare lavoro e ricchezza sul territorio”, ha spiegato Giovanni Fazio, AD di Carisma. Attualmente Simonetta è presente a Milano con uno showroom di 500mq in via Tortona e uno store multibrand nel Quadrilatero, in via Manzoni, oltre a due boutique off-season, una poco distante dall’headquarter di Jesi e l’altra a Serravalle Scrivia: “Apriremo un terzo negozio outlet ma non puntiamo all’espansione retail, non faremo concorrenza ai nostri clienti. Per quanto concerne l’e-commerce stiamo assistendo a una forte ripresa. Investiamo nel digitale affidandoci a strutture esterne che monitorano i costanti cambiamenti in atto. Il sistema moda corre e noi cerchiamo di non perdere il passo, ad esempio in termini di certificazioni abbiamo ottenuto il Gots – Global Organic Textile Standard, intanto in Cina richiedono attestati ben più restrittivi dei nostri, non possiamo permetterci di restare indietro. Siamo alla ricerca di persone competenti e siamo pronti a investire sugli istituti tecnici in grado di fornire figure specializzate sempre più difficili da trovare come le modelliste. Premiamo la meritocrazia come abbiamo dimostrato a luglio, sorprendendo i nostri dipendenti con 30 bonus non richiesti”, ha continuato il CEO. “Ogni brand è una storia a sé, ad esempio Stella McCartney gestiva in-house la linea kids, ma ha scelto noi dandoci la possibilità di approcciare per la prima volta una piattaforma cinese, senza per questo abbassare gli standard di qualità. Grazie a Stella McCartney collaboriamo con un brand che ha da sempre la sostenibilità all’interno del proprio dna; ci siamo anche messi alla prova con una collezione molto ampia, quasi un secondo core-business per il marchio inglese, che ha subito riscosso un successo immediato, totalizzando +25% in campagna vendita. Per le griffe del lusso non esiste più il rapporto di semplice fornitore, il futuro si gioca su partnership di condivisione totali”, ha concluso Monicelli.