Trimestre da record per Lululemon. Il retailer canadese specializzato in sportswear ha chiuso i primi tre mesi del 2021 a quota +88%, con ricavi da 1,23 miliardi di dollari, sensibilmente al di sopra delle aspettative degli analisti che si erano fermate, secondo la società Rifinitiv, a 1,13 miliardi. E il management della società di Vancouver brinda su un risultato che fa rivedere al rialzo le stime per l’intero anno fiscale, evidenziando un trend che aveva già preso l’abbrivo nell’ultimo trimestre dell’anno precedente.
Si tratta, infatti, di un dato in crescita non solo rispetto all’infausto 2020, ma anche al 2019 pre-pandemia, in cui nel periodo corrispondente le vendite erano ammontate a 782,3 milioni di dollari ed era stata registrata una crescita del 57 per cento. Nel quarter concluso lo scorso 2 maggio, intanto, anche l’utile netto dell’azienda è salito a 145 milioni di dollari (1,11 dollari per azione), contro i 28,6 milioni dell’anno precedente.
Alla luce del trend, Lululemon prevede per l’intero esercizio finanziario utili rettificati fra 6,73 e 6,86 dollari per azione, ipotizzando che le vendite salgano fra 5,83 e 5,91 miliardi (contro le precedenti stime che si fermavano a 5,55 – 5,65 miliardi di dollari). Più prudenti gli analisti, che prevedono profitti pari a 6,48 dollari per azione e un turnover di 5,68 miliardi.
A dare linfa vitale alla crescita di Lululemon è indubbiamente il momento d’oro che sportswear, homewear e in generale l’abbigliamento informale stanno vivendo dall’avvento della pandemia e che i colossi del settore, da Nike a Adidas passando per Under Armour, stanno cavalcando con successo. Anche grazie a una capacità di vendita online che altri comparti (il formale) hanno maggiori difficoltà a sfruttare.