Il nuovo posizionamento digitale di Nike potrebbe essere la chiave per rispondere con forza alla crisi innescata dalla pandemia Covid-19. A crederci è in primis il mercato che, nelle ultime sedute, ha spinto il titolo del numero uno dello sportswear al nuovo massimo storico di 114,84 dollari (circa 96,7 euro), in una giornata di Borsa chiusa a +2,64 per cento. Nell’ultimo mese le azioni di Nike hanno guadagnato circa 16 punti percentuali.
A galvanizzare gli analisti, dopo un Q4 in perdita (primo rosso da più di due anni), sembrano essere tre direttive: l’accelerazione imposta dal CEO John Donahoe alle strategie web (il numero uno del gruppo punta a far crescere l’incidenza dell’e-commerce dal 30% al 50% del fatturato nei prossimi mesi), il focus direct-to-consumer e le innovazioni del segmento footwear, con una forte domanda per le nuove Pegasus 37 e anche le Air Max 2090. Secondo la stampa Usa, al momento Nike dominerebbe la classifica delle dieci best-selling sneakers del 2020 con ben sette prodotti.
Il gigante dello swoosh ha archiviato il Q4 (i dati al 31 maggio 2020 sono stati diffusi lo scorso giugno) con un rosso di 790 milioni di dollari, che si confronta con l’utile di 989 milioni del corrispondente periodo di un anno fa. Nei tre mesi, le vendite di Nike sono scivolate del 38% a 6,3 miliardi di dollari, al di sotto dei 7,38 miliardi stimati dal consensus Bloomberg. Nei 12 mesi i profitti del colosso di Beaverton sono scesi da 4,02 a 2,53 miliardi di dollari, a fronte di ricavi in flessione del 4% a 37,4 miliardi. Cresce del 31% il dato sulle giacenze, che tocca i 7,4 miliardi di dollari.
Guardando all’intero 2020 il consensus Zacks Investment Research stima earnings per share di 2,30 dollari e ricavi per 39,38 miliardi di dollari. Questi totali segnerebbero, rispettivamente una progressione del 43,7% e del 5,2% rispetto allo scorso anno.