‘Old habits die hard’ non è solo il titolo di una hit di Mick Jagger, ma la massima che potrebbe riassumere ciò che sta accadendo nel segmento lusso internazionale. A causa dell’emergenza sanitaria legata al Coronavirus, Dior aveva rimandato la sfilata leccese dedicata alla collezione femminile cruise 2021, originariamente prevista per il 9 maggio. Ieri, la maison di proprietà del colosso Lvmh ha annunciato che il défilé avrà luogo il 22 luglio nella città pugliese e disposizione di tutti in formato digitale. Pietro Beccari, presidente e CEO della maison francese, ha assicurato che l’evento rispetterà le norme sanitarie vigenti in Italia e non prevederà la presenza di pubblico. “Questo progetto – ha dichiarato il direttore creativo del womenswear Maria Grazia Chiuri durante una conferenza stampa online – mi sta molto a cuore perché mio padre era nato in Puglia e in qualche modo voglio dedicare a lui questo show perché mi ha insegnato a credere in me stessa, anche in tempi difficili, e ad avere fede nel futuro”. La decisione della griffe d’Oltralpe segue ciò che è avvenuto alcune settimane fa quando Chanel ha condiviso un video dedicato alla propria collezione cruise, originariamente legata a una passerella in calendario il 7 maggio a Capri, successivamente annullata.
La scelta di Dior conferma in qualche modo anche i principi espressi da Bruno Pavlovsky, presidente delle attività legate al segmento moda di Chanel, il quale aveva respinto le idee di cambiamento, sottolineando come la griffe ritenga ottimale l’attuale sistema: “Il défilé – aveva spiegato – rappresenta l’inizio della storia. Il ritmo è scandito dall’abilità nel consegnare merce nuova nelle boutique ogni due mesi e siamo a nostro agio con questo cadenza. Ogni collezione è piuttosto veloce e focalizzata su un argomento, questo tipo di storytelling viene sviluppato sei volte l’anno”.
Le due storiche maison sembrano quindi ben distanti dal volere rallentare il passo, lontanissime da quanto invece, in concomitanza con il lockdown, hanno affermato altri importanti esponenti del sistema moda capitanati da Giorgio Armani, Gucci, Dries Van Noten e molti altri.
“Il lusso non può e non deve essere veloce, il lusso ha bisogno di tempo per essere raggiunto e apprezzato”, aveva dichiarato Armani. “Trovo assurdo che, in pieno inverno, si possano trovare nei negozi solo abiti di lino, e cappotti in alpaca d’estate, per il semplice fatto che il desiderio di acquistare deve essere soddisfatto”, aveva riflettuto l’imprenditore piacentino.
“Ho deciso di costruire un percorso inedito, lontano dalle scadenze che si sono consolidate all’interno del mondo della moda e, soprattutto, lontano da una performatività ipertrofica che oggi non trova più una sua ragion d’essere”, aveva fatto eco il direttore creativo di Gucci Alessandro Michele. Parole che espongono anche il punto di vista del British Fashion Council e, oltreoceano di designer come Tom Ford, Marc Jacobs e dell’intero Council of Fashion Designers of America.
Si profila, dunque, uno scontro di posizioni molto lontane, tra chi punta a semplificare e, soprattutto, rallentare il sistema, e chi, all’opposto, chi sostiene abitudini consolidate, anche a rischio di inseguire tempistiche sempre più frenetiche. E le abitudini, a prescindere da quanto siano più o meno buone, sono senz’altro dure a morire.