Tom Ford non crede nell’opportunità della ripartenza immediata. Non crede nella ripresa dello shopping a breve e immagina una moda “in letargo”. In prospettiva, si dice d’accordo con il rallentamento e il taglio del numero di eventi. Ma, comunque, che eventi siano davvero (in termini fisici) e concentrati in precisi momenti di aggregazione. Il designer texano a capo del Council of Fashion Designer of America parla in una lunga intervista a Wwd.
Nell’intervista, appunto, espone il proprio rammarico per la riapertura delle attività commerciali a New York, a suo dire dettate dalle pressioni politiche, e pianifica almeno un altro anno di emergenza. “Spero si tratti solo di un anno. Perché poi il lusso e la moda avranno bisogno di più tempo per riprendersi. Infatti, penso che le persone si abitueranno a non vestire più e uscire. Sempre di più ci sono persone su Zoom senza make-up, stanno bene e iniziano ad essere a proprio agio così”, ha dichiarato in una lunga intervista a Wwd lo stilista.
Sebbene non abbia dubbi sul ritorno allo shopping Ford è cauto su una ripartenza immediata: “Ce ne siamo accorti nei luoghi in cui abbiamo avuto la possibilità di riaprire: non c’è mercato ora, non c’è desiderio per la moda in questo momento. Credo che la moda abbia bisogno di andare in letargo. Se non si può andare al ristorante, perché avresti bisogno di un nuovo vestito e un paio di scarpe col tacco? Se non puoi andare in ufficio perché dovresti comprare un nuovo completo e una cravatta? Magari potresti aver bisogno di nuove sneakers. Per fortuna produciamo anche sneakers, t-shirt, underwear e facciamo fragranze e cosmetici. Ma anche il settore beauty sta assistendo a un declino perché parte di quel business è legato al duty-free degli aeroporti. Inoltre, le persone indossano le mascherine quindi perché mettere il rossetto?”.
Recentemente il Cfda e il British Fashion Council hanno diramato un comunicato congiunto con l’invito alle maison a rallentare i tempi del sistema moda, incoraggiando gli addetti ai lavori a ripensare l’intera strutta organizzativa: “Raccomandiamo fortemente gli stilisti di concentrarsi su non più di due main collection all’anno”, si legge nel documento.
Ford comprende che il mercato italiano e francese seguano altre strategie: “Capisco perché Carlo Capasa tenga a separare il womenswear dal menswear. L’abbigliamento maschile è un settore importante in Italia, comprendo perché voglia dare enfasi anche alle sfilate uomo. È un settore completamente diverso, buyer diversi, stampa diversa. In America quel settore non è così sviluppato. In America, raccomandare 2 show annuali combinando uomo e donna ha senso. Capisco perché la Francia e l’Italia siano diversi, sono entrambi dei centri manifatturieri potenti con altre necessità, ma siamo tutti d’accordo sul taglio del numero delle collezioni”.
Ford spera vivamente in un ritorno della sfilate tradizionali: “Sempre di più, uno show è diventato la creazione di un momento Instagrammabile. Per avere quel momento c’è bisogno di invitare le persone giuste. Penso che un filmato non abbia lo stesso effetto di assistere dal vivo a un’opera e lo stesso vale per le sfilate. Credo ancora che una sfilata sia il modo migliore per mostrare dei vestiti, ma dovrebbero essercene meno. Inoltre, sarebbe utile se tutti si concentrassero nello stesso periodo e nelle stesse città per la medesima stagione”. Per decisioni più precise sul tema, Ford dichiara che nei prossimi giorni il board del Cfda si riunirà per stabile come rendere effettive le proprie linee guida.
Ford ammette inoltre con sincerità che la formula ‘see now-buy now’ adottata qualche stagione fa non ha funzionato per il suo brand: “È molto difficile produrre in anticipo, stimando cosa avrà successo e cosa no, si rischia di avere tanta merce invenduta. Inoltre, il consumatore ha bisogno di tempo. Spesso si guarda una sfilata pensando ‘non credo di volerlo’, ma col tempo guardando ancora la collezione su Instagram, nei magazine e indossata da qualche celebrities si cambia idea”. Un punto di vista diametralmente opposto rispetto ai colleghi Tommy Hilfiger e Virgil Abloh.
Sulla decisione intrapresa da Gucci qualche giorno, fa lo stilista americano appare dubbioso: “Capito da cosa derivino le parole di Alessandro Michele, fa riferimento a ciò di cui tutti abbiamo parlato, meno sfilate e più creatività. Ma credo che i suoi commenti siano un po’ vaghi in termini di cosa farà realmente. Concordo su tutto quello che ha dichiarato, ma non ha ancora annunciato come o cosa intende. Certamente lo scopo rispecchia esattamente quello del nostro annuncio e dei proclami che stanno facendo tutti. Giorgio Armani ha scritto una lettera su questo argomento esprimendo la stessa cosa: è un sentimento ampiamente condiviso dal settore”.