Dopo 4 anni al timone di Hugo Boss, Mark Langer lascerà l’incarico di CEO della griffe tedesca a settembre, dopo ben 18 all’interno dell’azienda. Ad oggi, non è stato ancora comunicato il suo successore.
Proprio il mese scorso Bluebell aveva messo sotto tiro le performance della griffe chiedendo la nomina di un nuovo CEO. Il fondo attivista (fondato da Giuseppe Bivona, Marco Taricco e Francesco Trapani) presente nel capitale della fashion house tedesca era assai critico rispetto alla gestione del brand. “Secondo fonti di mercato – si leggeva su Corriede della Sera – Bluebell ha riassunto le proprie contestazioni in una lettera inviata a fine gennaio al presidente Michel Perraudin. Elencando le performance non positive e la conseguente impossibilità di raggiungere gli obiettivi del piano annunciato nel 2018, Bluebell chiede la nomina ‘immediata’ di un nuovo amministratore delegato, un rafforzamento del consiglio di amministrazione e la ridefinizione ‘urgente’ della strategia dell’azienda”.
Hugo Boss ha chiuso il 2019 in crescita registrando ricavi in crescita a quota 2,9 miliardi di euro (+2%), spinta sia dalla crescita del brand Hugo (+5%) sia di Boss (+1 per cento). A livello geografico, hanno inciso sia l’Europa (+4%) sia l’Asia/Pacific (+5%), contro però un calo del 7% in America. Per quanto riguarda i canali distributivi, sono aumentati il retail (+4%) e, in particolare, l’online (+35% a 151 milioni di euro), a fronte di un calo, invece, dei ricavi wholesale (-3 per cento). L’ebit, per il quale l’azienda aveva tagliato le stime negli scorsi mesi, collocandole tra i 330-340 milioni, si è attestato a quota 344 milioni o, senza contare gli effetti dell’Ifrs 16, a 333 milioni.