Bally sfugge dalla presa di Shandong Ruyi. Dopo più di due anni dall’annuncio dell’accordo da 600 milioni di dollari (poco meno di 530 milioni di euro), il gruppo cinese non è infatti riuscito a ottenere il finanziamento necessario per completare l’acquisizione del luxury brand svizzero. A dare la notizia è l’agenzia Reuters, alla quale un portavoce di Bally ha confermato che il passaggio dell’azienda a Shandong Ruyi, a oggi, non è stato finalizzato.
Alla base delle difficoltà di Shandong Ruyi ci sarebbero la pressione finanziaria e l’indebitamento (Shandong Ruyi ha quasi mancato il termine dello scorso dicembre per rimborsare le proprie obbligazioni offshore) legati alle operazioni milionarie per rilevare brand come Aquascutum o il gruppo francese Smcp (parent company dei marchi Sandro, Maje, Claudie Pierlot e De Fursac) e diventare un nuovo polo del lusso. A peggiorare la situazione ha contribuito, ovviamente, anche l’epidemia di Covid-19 che, in Cina, ha infettato più di 80mila persone, costringendo le aziende dell’Ex Celeste Impero a ridurre drasticamente o a interrompere le loro attività.
A fine 2019 Shandong Ruyi ha incassato i rating ‘spietati’ di Dagong, S&P e Moody’s. Quest’ultima, con una nota diffusa lo scorso ottobre, aveva fatto sapere che “il downgrade riflette la nostra previsione per cui la liquidità di Shandong rimarrà debole, mentre il debito rimarrà elevato”, aggiungendo che “l’azienda ha fatto progressi limitati nel suo piano di rifinanziamento negli ultimi mesi” e che “il timing di esecuzione di questo piano rimane fortemente incerto”.
Quanto, infine, a Bally, fonti di stampa italiana precisano che la posizione finanziaria della griffe rimane oggi solida, grazie al supporto dell’azionista Jab, conglomerato privato con un forte rating di investimento.