I tassi di crescita “inauditi” di Louis Vuitton in Cina spingono le azioni del lusso. Nella giornata di ieri, infatti le azioni di Lvmh, ma anche di Kering, Hermès e Richemont, hanno registrato un andamento positivo. Oggi, addirittura, il gruppo di Bernard Arnault ha segnato il nuovo record storico sul listino. Ad accendere il comparto, sono state le dichiarazioni di Michael Burke, CEO di Louis Vuitton, secondo le quali la maison starebbe beneficiando di un forte incremento della domanda dei consumatori cinesi nel loro Paese, in grado di compensare il rallentamento del loro shopping all’estero. Le dichiarazioni sono state raccolte dall’analista di Citi, Thomas Chauvet. Il trend era già stato evidenziato da Jean-Jacques Guiony, CFO di Lvmh, al momento della pubblicazione del bilancio 2018 del colosso parigino.
Il numero uno del lusso mondiale ha chiuso il primo trimestre del 2019 con ricavi per 12,5 miliardi di euro, in progressione del 16% (+11% a livello organico). Trainante la performance della divisone moda che, nei tre mesi, ha toccato quota 5,1 miliardi di euro, a +20% (+15% a livello organico). Il dato complessivo ha superato le attese del consensus di Bloomberg e di Factset, ferme, rispettivamente, a 12,19 e 12,17 miliardi di euro. Questi dati confermano l’exploit già visto nel 2018, quando i ricavi di Lvmh hanno toccato quota 46,8 miliardi di euro, a +10% sull’esercizio precedente.
“Il rallentamento della Cina – spiegava Bloomberg commentando i risultati annuali di Lvmh – potrebbe incidere su investimenti significativi come le automobili, ma non ha ancora toccato beni di lusso ‘dallo scontrino più ridotto’ come le borse di Lvmh. Pechino ha condotto una campagna per aumentare la spesa domestica e superare gli effetti della guerra commerciale, spingendo così le aziende internazionali a spostare il loro focus sulle vendite nella Cina continentale”.
Secondo un’analisi di Jing Daily, ad oggi, nell’Ex Celeste Impero, all’élite urbana e ai miliardari cinesi, si affiancano milioni di persone che non hanno ancora beneficiato dell’industrializzazione di cui è stato protagonista il Paese nell’ultimo ventennio. La rincorsa ai prodotti di lusso arriva in larga parte proprio dalle fasce sociali più basse, perché queste individuano nei beni di alta gamma un modo per emanciparsi dalla propria situazione e avvicinare uno status più alto, emulando il tenore di vita dei ricchi. L’analisi prende come riferimento i dati di Bain&Company sul recente andamento dei consumi oltre Muraglia, evidenziando come la crescita sul mercato luxury interno (mainland) sia cresciuta del 20% l’anno nel 2017 e nel 2018, arrivando a 23 miliardi di dollari (20,4 miliardi di euro). Una forza d’acquisto domestica, dunque, assai più dinamica di quella verso l’estero, dove, negli ultimi tre anni, il tasso di variazione è stato low single digit.
“Mentre infuria la guerra commerciale tra Usa e Cina – spiega Bloomberg -, Pechino ha ridotto le tariffe di importazione su molti prodotti europei nel tentativo di aumentare il consumo interno e scoraggiare il fenomeno daigou, la pratica diffusa di portare souvenir non dichiarati da viaggi all’estero per rivenderli sul continente”.
In mattinata, appunto, le azioni di Lvmh hanno segnato un nuovo record, scambiando oltre i 357 euro. Dall’inizio del 2019 il titolo del gruppo guidato da Bernard Arnault ha guadagnato più di 35 punti percentuali. Nelle stesse ore registravano performance positive sui listini anche Kering (+2%), Richemont (+0,85%), Hermès (+1,19%), Prada (+2,05%) e Moncler (+1 per cento).