Patagonia conferma ancora una volta il suo impegno per un ciclo produttivo sostenibile, fissando al 2025 la scadenza massima per rendere la supply chain “carbon neutral”, ovvero a emissioni zero. A dichiararlo sul palco dell’edizione 2019 del Retail’s Big Show & Expo organizzato dalla National Retail Federation americana è stata Rose Marcario, CEO del brand di abbigliamento sportivo, che ha individuato proprio nei sistemi di rifornimento delle aziende e nello smaltimento delle merci invendute le maggiori problematiche legate all’impatto ambientale.
La ‘sfida’ fissata al 2025 è solo l’ultima delle iniziative intraprese da Patagonia che, nel 2016, ad esempio, aveva scelto di devolvere il 100% dei proventi delle sue vendite nel giorno del Black Friday a favore delle associazioni ambientaliste. Lo scorso febbraio, il gruppo dell’outdoor ha attivato Patagonia Action Works, un portale che permette di informare i consumatori su enti, iniziative, petizioni, fundraising a tema sostenibilità attivi in una determinata area geografica. A ottobre, inoltre, la mission ambientalista di Patagonia ha assunto dei connotati politici: l’azienda si è infatti schierata a favore di due candidati democratici in gara per il Senato, Jacky Rosen e Jon Tester (che ha vinto) nello scontro, in Montana, con il repubblicano Matt Rosendale. “L’azienda – spiega la nota di Patagonia dello scorso ottobre – sta sostenendo i candidati per la prima volta quest’anno a causa delle minacce urgenti e senza precedenti alle nostre terre e acque pubbliche. Nevada e Montana sono due Stati in cui Patagonia ha una significativa storia aziendale e una lunga tradizione, e dove la posta in gioco è troppo alta per rimanere in silenzio”.
Secondo quanto dichiarato da Rose Marcario, i fornitori di Patagonia avrebbero già risposto positivamente ai nuovi standard del gruppo, in alcuni casi convertendosi all’uso della sola energia solare per l’alimentazione degli impianti.