L’Ipo di Shein torna a scaldare i rumors di stampa finanziari. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, il colosso cinese del fast fashion ha presentato in via confidenziale una richiesta di Ipo negli Stati Uniti. Goldman Sachs, JpMorgan Chase e Morgan Stanley figurerebbero tra i consulenti per concretizzare finalmente la stesura della domanda di quotazione che, secondo fonti informate, dovrebbe avvenire nel 2024. La notizia dell’Ipo era stata diffusa dal quotidiano cinese Shanghai Securities Journal la scorsa settimana e confermata dal Wall Street Journal sulla base di fonti riservate. Già lo scorso giugno il quotidiano economico aveva diffuso la notizia sulla presentazione in via confidenziale dei documenti per la quotazione a Wall Street ma non erano emerse altre informazioni fino ad oggi.
Restano ancora fumose le informazioni riguardanti la valutazione, nonostante la stampa finanziaria riporti che si tratterà di una delle più importanti quotazioni degli ultimi dieci anni. Bloomberg ha riferito all’inizio di questo mese di aver puntato fino a 90 miliardi di dollari di flottante (pari a 82 miliardi di euro al cambio attuale). All’inizio di quest’anno Shein, sostenuta da grandi investitori tra cui il fondo sovrano di Abu Dhabi Mubadala, il gruppo di venture capital Sequoia China e il gruppo di private equity General Atlantic, era valutata 66 miliardi di dollari. Il valore è decisamente inferiore rispetto alla valutazione di 100 miliardi di dollari raggiunta durante un round di raccolta fondi nell’aprile 2022.
I diretti interessati non hanno voluto commentare la notizia. Tuttavia, precisa Reuters, non è chiaro se la società abbia presentato istanza alla China Securities Regulatory Commission (CSRC) per l’Ipo negli Stati Uniti. “Le società cinesi – spiega l’agenzia – devono ricevere l’autorizzazione dall’autorità di regolamentazione prima di procedere con le loro offerte offshore”.
A luglio Shein, che aveva tentata la via della quotazione già nel 2020 per poi accantonare il progetto, aveva lavorato con almeno tre banche di investimento su una potenziale Ipo. Ad agosto, i procuratori generali repubblicani di 16 stati degli Stati Uniti hanno chiesto alla Securities and Exchange Commission di verificare la catena di fornitura di Shein per il presunto uso di lavoro forzato prima della sua potenziale Ipo.
La quotazione rappresenterebbe quindi un test importante per il colosso cinese, da tempo nel mirino delle critiche. Nel giro di pochi anni, il modello di business ha portato Shein a raggiungere volumi molto importanti. Nel 2022 ha riportato 23 miliardi di dollari di ricavi e 800 milioni di dollari di utile netto e ha generato ricavi e profitti record per i primi tre trimestri del 2023, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal. Entro il 2025 l’obiettivo è raggiungere 58,5 miliardi di dollari. Inoltre, a fine ottobre ha comunicato di aver siglato una partnership strategica con Authentic Brands Group per il marchio Forever 21.
Shein, spiega Reuters, spedisce la maggior parte dei suoi prodotti direttamente dalla Cina agli acquirenti via aerea in pacchi indirizzati individualmente. Questa strategia di spedizione diretta ha aiutato l’azienda a evitare l’accumulo di inventario invenduto nei magazzini e a evitare le tasse di importazione negli Stati Uniti, uno dei suoi mercati più grandi, in quanto consente all’e-tailer di sfruttare la disposizione “de minimis” che esenta i prodotti economici dalle tariffe. Tuttavia l’azienda è accusata di sfruttamento del lavoro, incitamento al consumo eccessivo, impatto ambientale e mancanza di trasparenza riguardo alla sua produzione.