L’onda lunga della crisi innescata dalla pandemia ha effetti tangibili nel panorama retail francese, che oggi registra la sofferenza, se non addirittura il collasso, di alcune delle insegne di fascia media e low cost più note. A fare notizia, la scorsa settimana è stato il Il marchio di moda femminile Kookaï, ceduto nel 2017 dal gruppo Vivarte all’imprenditore australiano Rob Cromb, e ora posto in amministrazione controllata dal Tribunale Commerciale di Parigi. A pesare, si legge sulla stampa internazionale, sono state le difficoltà economiche incontrate dal settore del prêt-à-porter in Europa, accentuate dalle fasi di stop legate al Covid-19. L’azienda sottolinea la “grave carenza di mezzi economici e del supporto delle banche (a Kookaï è stato rifiutato un prestito garantito dallo stato) per rinnovare i negozi, far conoscere il brand alle giovani donne e svoltare sul digitale”, spiega in un comunicato. La procedura di amministrazione controllata potrebbe consentire di “porre in atto una nuova strategia e tornare alla redditività, preparando Kookaï ai futuri episodi della sua storia”, indica l’insegna. La ricerca di acquirenti per il brand non sarebbe attiva al momento. Kookaï conta 121 punti vendita, oltre a un e-shop diretto, e impiega 320 persone. Secondo quanto riporta il sito Société.com, l’entità giuridica Kookaï ha generato un fatturato di 30 milioni di euro nel 2021. Per un confronto, dieci anni fa il giro d’affari sfiorava i 95 milioni.
Negli scorsi mesi, il settore dell’abbigliamento in Francia ha registrato la liquidazione giudiziaria di Camaïeu, che ha portato al licenziamento di 2.100 dipendenti. Il marchio di womenswear era stato posto in amministrazione controllata lo scorso agosto. Il piano di prosecuzione del business delineato dalla controllante Hermione People & Brands (proprietaria anche di Go Sport, Gap France e La Grande Récré tra gli altri) ha però incassato il ‘no’ del Tribunale a ulteriori finanziamenti.
È infine degli scorsi giorni la notizia secondo cui il marchio Pimkie starebbe per essere venduto al consorzio formato da Lee Cooper France, Kindy e Ibisler Tekstil, un takeover che comporterebbe la perdita di circa 500 posti di lavoro. “La cessione di Pimkie da parte dell’Association Familiale Mulliez (AFM) sarà presto approvata”, ha spiegato all’agenzia AFP una fonte vicina al dossier. L’8 febbraio si terrà un’udienza di conciliazione davanti al Tribunale commerciale di Lille-Métropole, relativa alle condizioni della vendita e agli impegni assunti dal venditore e dall’acquirente, ha precisato la fonte.
Fondata nel 1971, Pimkie negli ultimi anni ha patito la concorrenza di colossi come Shein, il boom del second hand e la crisi pandemica, che ha messo in difficoltà i suoi ad oggi 426 punti vendita (di cui 311 in Francia). Nel 2020, anno della pandemia, Pimkie ha registrato un fatturato di 194 milioni di euro. La notizia del via alle trattative in esclusiva con il consorzio formato dai gruppi Lee Cooper France, Kindy e Ibisler Tekstil risale allo scorso ottobre. Secondo quanto spiegato a Fashionnetwork da Marie-Annick Merceur, rappresentante sindacale della sigla Cfdt i compratori “saranno in azienda intorno al 16-17 febbraio” e “ad aprile dovrebbe essere comunicato un piano sociale”. A chiudere saranno un centinaio di negozi. Il Comité Social Economique, organo di rappresentanza dei lavoratori in azienda, valuta il numero di posti di lavoro tagliati da 450 a 500.