Potremmo trovarci di fronte ad una vera e propria rivoluzione fashion all’interno del panorama televisivo internazionale. É vintage mania, anche sul piccolo schermo. Serie tv come ‘Euphoria’ e ‘And just like that’ stanno abbracciando sempre di più la moda vintage e di seconda mano per dare ai loro personaggi un aspetto unico e una caratterizzazione più definita.
Così come i tacchi Manolo Blahnik e le borse Fendi, la moda vintage fa parte del dna di ‘Sex and the City’ sin dalla prima messa in onda della serie più di due decenni fa. Una tradizione che continua ai giorni d’oggi con ‘And Just Like That’, il proseguimento della serie, che ha recentemente concluso la sua prima stagione. A quanto pare, infatti, i costumisti Molly Rogers e Danny Santiago hanno perlustrato negozi vintage di Miami, locali e boutique di Manhattan alla ricerca di pezzi pre-loved del tutto originali, come quelli che hanno reso il personaggio di Carrie, interpretata da Sarah Jessica Parker, un’icona di stile alla fine degli anni novanta.
L’abbigliamento vintage sta iniziando a giocare un ruolo centrale nei guardaroba televisivi oltre all’universo di ‘Sex and the City’. Nella stagione più recente di ‘Insecure’, Molly (Yvonne Orji) sfoggia un abito monospalla degli anni ’80 di Patrick Kelly, oppure, in ‘Euphoria’, i protagonisti indossano pezzi originali degli anni 2000, cosi che anche le loro controparti nel mondo reale possano ordinare capi simili sulle varie app specializzate nel resale. Questo teen drama è forse uno degli esempi più significativi se si parla di moda vintage all’interno del piccolo schermo; celebri, ad esempio, i look d’archivio firmati Jean Paul Gaultier indossati durante l’ultima stagione da Alexa Demie, Zendaya e Barbie Ferreira, alcune delle protagoniste femminili dello show. “Sono le studentesse più cool di sempre mentre indossando i capi d’archivio ready to wear” – ha commentato la maison francese, condividendo su Instagram un post che immortala le attrici mentre sfoggiano con fierezza i suoi abiti vintage. Nel creare i look di ‘Euphoria’, la costumista Heidi Bivens ha dichiarato di non voler che gli spettatori riconoscessero un capo di qualche comune department store. Così, il team ha esplorato nuove opzioni di ricerca tra noleggio di costumi, boutique vintage, marchi ignoti e negozi dell’usato per ottenere look che mescolavano epoche, trascendevano le tendenze attuali e riflettevano l’individualità di ogni personaggio.
Un messaggio o, perché no, anche una strategia di marketing che strizza l’occhio alle nuove generazioni di consumatori, che oggi abbracciano l’usato in numero sempre maggiore, più consapevoli dell’impatto ambientale dell’abbigliamento. Infatti anche le sfilate dei big brand, dal canto loro, si stanno rivolgendo sempre di più ad un’ispirazione vintage per le loro collezioni. Questo accade perché nel 2022 fare acquisti di seconda mano è diventato più frequente, specialmente tra le generazioni più giovani che influenzano la moda ricercando spesso capi trendy a prezzi accessibili, ma non solo. Anche il lusso è coinvolto, soprattutto quando si parla di pezzi unici o rari per i quali gli acquirenti sono disposti a spendere cifre molto elevate.
Millennials e Z Generation spingono un mercato da miliardi di dollari, come dimostra anche l’app di rivendita Depop, acquisita da Etsy l’anno scorso per 1,6 miliardi di dollari (1,44 miliardi di euro), dove il 90% degli utenti attivi ha meno di 26 anni. Parallelamente, ThredUp prevede che il giro d’affari globale dell’usato varrà 77 miliardi di dollari (69,5 miliardi di euro) entro il 2025, più del doppio rispetto ai 36 miliardi di dollari del 2021, dato condiviso anche da Barclays. Il resale è un business a cui potrebbe sicuramente giovare l’interesse delle produzioni televisive, infatti se si guardano i numeri, secondo le stime della Costume Designers Guild, Hollywood attualmente spende più di 900 milioni di dollari (812,4 milioni di euro) all’anno in guardaroba cinematografici e televisivi. Le indagini di comparto mostrano infatti come il fenomeno del second-hand non abbia la fisionomia di un trend passeggero e che sia invece destinato a perdurare e proliferare nel corso dei prossimi anni. Secondo le stime di McKinsey, nel 2020 il fatturato del resale luxury market si è attestato tra i 25 e i 30 miliardi di sterline (29,3 – 35,2 miliardi di euro), con numeri in costante aumento. La società di consulenza Usa prevede inoltre un tasso di crescita annuale del 10-15% nel prossimo decennio, guidato sia dal successo delle piattaforme di trading digitali specializzate che dai cambiamenti delle abitudini del consumatore.
Un approfondimento sul mercato del resale sarà protagonista del dossier sul prossimo numero di Pambianco Magazine