Assocalzaturifici nell’occhio del ciclone. Sotto i riflettori c’è la nuova edizione della Fiera Obuv’ Mir Kozhi, tradeshow che si tiene due volte l’anno a Mosca dal 1997, a cui l’associazione di categoria, insieme a Bolognafiere, ha dato il via nonostante l’attuale scenario geopolitico.
Dalla giornata di ieri fino a venerdì 29 aprile saranno 48 gli espositori tricolori, di cui 28 provenienti dalle Marche e sponsorizzati dalla stessa Regione, a presentare durante la manifestazione fieristica i loro prodotti al mercato russo. Una decisione controversa che ha diviso l’opinione pubblica, tra chi sostiene la scelta degli imprenditori e chi l’ha ritenuta invece estremamente inopportuna.
“Il mercato russo, nonostante le criticità patite a partire dalla crisi finanziaria e politica del biennio 2013-2014, rimane una priorità per l’industria della calzatura italiana, a tutti i livelli – aveva dichiarato lo scorso ottobre Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici -. La clientela russa risponde a una domanda di beni di lusso e di fascia alta che è rimasta costante nel tempo”.
È riassunto qui, in una frase rivelatasi poi profetica, il senso della scelta dell’associazione, che nel pieno del dibattito sulle sanzioni non poteva che suscitare polemiche e dissensi. Contattata da Pambianconews, Assocalzaturifici non ha rilasciato commenti in merito. Bolognafiere invece – si legge su Il Giornale – avrebbe spiegato la necessità di scongiurare eventuali penali ingenti per una rescissione unilaterale di contratti, com’è tipico del settore, pluriennali.
Dalla prospettiva di aziende e imprenditori del settore, le sanzioni senza precedenti adottate nei confronti della Russia da parte dei Paesi occidentali, Unione Europea e Usa, tese a strangolare l’economia del Cremlino in risposta alla guerra in Ucraina, stanno finendo per mettere a gambe all’aria anche quella del Belpaese.
Tanto più se si considera la vocazione all’export del made in Italy e in particolar modo del mondo della calzatura, che dell’allontanamento della Russia sta risentendo in un prevedibile effetto boomerang. In virtù di questo quasi 50 calzaturieri italiani hanno scelto di sovvertire il cordone sanzionatorio che circonda Mosca. La maggior parte sono marchigiani, che hanno preso parte alla fiera con il lasciapassare ufficiale dell’autorità regionale.
“Se la partecipazione a una fiera è consentita – ha dichiarato il presidente della Marche Francesco Acquaroli, si legge sull’Ansa – non vedo perché la Regione non dovrebbe dare un sostegno alle imprese, che cercano di tutelare se stesse e, facendolo, tutelano anche l’occupazione e il nostro Pil” – restando ferma sulla propria posizione, difesa con la tesi della tutela delle aziende.
Che la guerra Russia-Ucraina rappresentasse un’ombra sull’andamento economico del settore era chiaro già qualche mese fa, all’alba del conflitto e alla vigilia della prima edizione 2022 di Micam, tenutasi a metà marzo. Le esportazioni verso la Russia rappresentano, riportava l’analisi redatta da Mediobanca e Micam, il 2,7% per il settore, ma le sanzioni imposte al Paese minacciavano fin da subito di limitare la spesa dei consumatori russi, mettendo quindi i bastoni fra le ruote a un 2022 atteso come l’anno della ripresa e già piegato dalle pressioni inflazionistiche.