Il lusso brilla anche nel 2021 del settore calzaturiero tricolore. Nel corso dell’anno passato è stato il segmento d’alta gamma a reagire meglio ai contraccolpi della crisi pandemica, mettendo a segno una crescita del 32%, contro il 12% delle calzature più economiche, e arrivando quasi a sfiorare il pre-Covid (-2% sul 2019).
È quanto emerge dal primo report sul settore dell’Area Studi di Mediobanca, realizzato in occasione di Micam, il salone promosso da Assocalzaturifici che si terrà dal 13 al 15 marzo negli spazi di Fieramilano Rho. L’indagine ha analizzato i dati finanziari di 170 aziende produttive italiane (tutte con un fatturato superiore ai 10 milioni di euro), tracciando anche un quadro dell’andamento del comparto a livello globale.
Dopo un 2021 di risalita, il 2022 era atteso come l’anno della ripresa vera e propria, ma oggi appare oggi adombrato da preoccupazioni e incognite che aleggiano sulla guerra tra Russia e Ucraina. A ostacolare il trend di ripresa, rincari dei prezzi di energia e materie prime e difficoltà nei flussi commerciali verso i due Paesi.
Le esportazioni verso la Russia rappresentano, si legge nel report, il 2,7% per il settore, ma le sanzioni imposte al Paese potrebbero limitare la spesa dei consumatori russi, in particolare la propensione all’acquisto di calzature di lusso da parte degli ‘high net worth individuals’.
Nel 2021 il giro d’affari del calzaturiero tricolore ha raggiunto la quota di 9,5 miliardi di euro, evidenziando una ripresa a ‘V’ che ha corso a +21% sul 2020. Permane però il gap con i livelli pre-Covid (-6% sul 2019). A farla da padrone è il segmento d’alta gamma, che da solo ha messo a segno vendite da 4,2 miliardi. I produttori a marchio proprio sfiorano i 6 miliardi di giro d’affari (76,4% del totale), mentre i terzisti si fermano a 1,5 miliardi e hanno dimensioni più contenute.
A livello globale è il continente asiatico il maggiore produttore al mondo (con quasi l’87,6% del totale), trainato dalla Cina e seguito a distanza da America Latina (4,6%) ed Europa (3,2%). Ma è l’Italia a ricoprire il ruolo di protagonista in Europa, in quanto primo Paese produttore della Ue e tredicesimo a livello mondiale. Nella mappa delle esportazioni, il Belpaese è al terzo posto (8%) per valore, preceduto da Cina (28,2%) e Vietnam (17,6%), e si piazza in ottava posizione in termini di volume.
Ed è leader nella fascia premium: il prezzo medio delle esportazioni italiane (60,43 dollari a paio) è il più elevato al mondo, davanti a quello della Francia (36,44 dollari a paio) e superiore di oltre dodici volte quello cinese (4,79 dollari a paio).
Relativamente alle aree geografiche, la maggior parte delle 170 aziende produttive calzaturiere analizzate si trova nel Nord Est (73 unità), seguito dal Centro (54). La filiera della calzatura ha una forte connotazione distrettuale che riguarda 140 società rappresentative dell’85,9% del fatturato totale con presenze significative nelle province di Treviso, Firenze e Fermo.
A livello mondiale, il giro d’affari dell’industria calzaturiera è ammontato nel 2020 a 298 miliardi di euro, con la previsione di superare i 320 miliardi di euro nel 2022 (+7,5% sul 2020) e una crescita nel lungo periodo del 4% annuo. Nel 2026 il turnover è stimato a circa 375 miliardi.