Chanel scommette ancora sulla filiera italiana. Il gruppo francese è infatti salito al 100% di Mabi International, azienda nata nel 1979 e presente in Italia con tre stabilimenti a San Daniele del Friuli (Udine), Albignasego (Padova) e Scandicci (Firenze). Il closing, secondo quanto riferito dalla stampa di settore, risale al mese di luglio e il deal ‘porta a compimento’ l’operazione avviata nel 2019, quando Chanel ha rilevato il 40% dell’azienda di pelletteria di alta gamma fondata da Mario Biasutti (che fino a qualche settimana fa era azionista di controllo con il 60%, ripartito tra un 9% diretto e il restante 51% in capo alla sua holding, Mb Investimenti). La capacità produttiva di Mabi oggi si aggira attorno alle 120mila borse e ai 300mila articoli di piccola pelletteria all’anno, per un fatturato che nel 2022 ha superato i 170 milioni di euro. La quota export si aggira attorno al 90 per cento.
A livello strategico, l’acquisizione rafforza il presidio di filiera della maison di rue Cambon, che porta sotto il proprio controllo il know-how italiano. Dal 1985 Chanel ha fatto sue oltre 40 fra case di métiers d’art e fornitori. Tra gli italiani ci sono FashionArt, Roveda, Gensi e Nillab Manifatture, Calzaturificio Ballin, Vimar 1991, Renato Corti, Samanta, Conceria Gaiera Giovanni e Paima. La società è inoltre azionista di minoranza, insieme a Brunello Cucinelli, della marchigiana Cariaggi. Lo scorso luglio, infine, Tanneries Haas, di proprietà di Chanel, il player toscano specializzato nel vegetale Gruppo Volpi e il grezzista italiano Campelli hanno dato vita a una joint venture conciaria denominata Volfoni.
Chanel ha chiuso il 2022 con un incremento di fatturato pari al 17% per 17,2 miliardi di dollari (16 miliardi di euro). L’utile operativo ha segnato un +5,8% a 5,78 miliardi di dollari, mentre i profitti hanno toccato quota 4,6 miliardi, in crescita del 14,2% rispetto al 2021. Secondo quanto dichiarato dall’azienda, tutte le categorie di prodotto hanno registrato una progressione double digit delle vendite.