Nel 2023 le operazioni di M&A nel fashion sono calate del 3,4% rispetto al 2022, totalizzando 57 operazioni. Il dato, seppure in calo è in crescita rispetto al 2021 (quando i deal erano stati 50). La moda si piazza così al terzo posto, dopo food e specialty retail, nel range dei principali settori delle operazioni di acquisizioni nel Belpaese nel corso dell’ultimo anno e nel 2024 si attendono ulteriori operazioni su brand e filiera. È la fotografia scattata nell’ultima edizione dello studio di PwC Global & Italian M&A Trends in Consumer Markets.
Allargando lo sguardo all’ambito consumer nel suo complesso, in Italia si è registrato un calo in termini operazioni completate pari al 4 per cento. Ancora più marcata la flessione in termini di valore con un -51% a causa della “significativa riduzione delle operazioni di grande dimensione e di quelle sponsorizzate dai fondi e finanziate a leva, rispetto a quelle di middle market promosse da operatori industriali”. L’analisi riporta anche il trend straniero. A livello globale i dati sono analoghi, con un calo dei deal del 17% a volumi e una contrazione del 48% a valore.
Tornando al fashion, per il 2024 PwC stima un maggior numero di operazioni sia di consolidamento di brand ad opera dei grandi player di settore (Lvmh, Kering, Richemont), che nell’ambito delle piattaforme di filiera (Florence, Minerva, Hind). “Il 2023 – ricorda la nota – è stato l’anno dell’acquisizione di Valentino (Kering, minoranza), Gianvito Rossi (Richemont, maggioranza) e di importanti operazioni da parte di fondi di private equity sulla filiera (Minerva/San Quirico, Florence/Permira). Il 2024 si è aperto il delisting di Tod’s ad opera di L Catterton, l’acquisizione di Autry da parte di Style Capital e ci sono molte attese sulla quotazione di Golden Goose, ed altre operazioni nel settore calzatura / accessori, oltre ad alcuni processi in corso come la cessione di Twinset, Missoni e Arena, mentre è appena stato annunciato il salvataggio di Trussardi da parte di Miroglio“. Come precisa la società, dal momento che alcuni risonanti brand ancora a proprietà famigliare e con tematiche di successione e di ricambio generazionale, ci sono spazi aperti per opportunità di apertura del capitale. “Inoltre – ricorda PwC- si attende entro metà aprile la decisione dell’Antitrust in merito all’operazione Tapestry/Capri Holding, che potrebbe portare ad una razionalizzazione del portafoglio dei brand, inclusa anche l’italiana Versace“.
Nel retail fashion, aggiunge lo studio, saranno da tenere d’occhio i possibili movimenti degli operatori che potrebbero valutare investimenti o alleanze per sviluppare o incrementare la propria presenza online, considerando anche la dismissione di punti vendita non profittevoli. “In questo ambito è stato storicamente molto attivo Oviesse sia in Italia che all’estero, Cisalfa ha fatto un’acquisizione in Germania e ci sono state dal 2023 ad oggi vari processi ancora aperti su altre catene di abbigliamento. Il comparto e-tailers, invece, vede un contesto di forte crisi con i principali players del settore oggetto di operazioni straordinarie e riorganizzazioni (es. Farfetch acquisito dal coreano Coupang a dicembre 2023, che ha annunciato la dismissione dei brand gestiti da NGG) o andati in procedure concorsuali (es. Matches, dopo pochi mesi dall’acquisizione di Fraser)”, conclude.
Secondo Emanuela Pettenò, Partner PwC Italia, Consumer Markets & Markets Deals Leader, a livello complessivo e trasversale alle diverse categorie merceologiche, “anche se ci sono segnali di calo dei tassi di inflazione e di interesse, nel Consumer Markets stimiamo sia necessario più tempo agli investitori per fare chiarezza sull’evoluzione dei prossimi mesi con riferimento in particolare alle dinamiche inflattive su costi, energia, prezzi di vendita e sulla capacità di mantenere nel medio termine i livelli di marginalità del 2023. Questa situazione di incertezza si tradurrà in un minor numero di operazioni e maggiore cautela nei multipli da applicare”.
Sul tema della cautela, un recente articolo di Business of Fashion sul tema delle acquisizioni sottolinea come in un’era di “austerità” a Wall Street, le aziende di abbigliamento vengono sempre più spesso valutate in base ai profitti piuttosto che alle vendite, il che comporta pagamenti inferiori per fondatori e investitori. Secondo la testata, che ha analizzato una serie di recenti operazioni nel panorama della moda, l’altra grande criticità è legata alla “scarsità di acquirenti, compresi investitori privati e conglomerati strategici”, ricordando che molte delle ultime operazioni, come nel caso di Tapestry con Capri Holding, devono ancora essere consolidate. Tuttavia, conclude, marchi sulla cresta dell’onda come Skims e Alo Yoga, dotati di potenziale di crescita, possono ancora ottenere valutazioni importanti.