La celebre it bag Birkin è al centro di una nuova disputa legale. La maison francese Hermès è stata citata in giudizio dai clienti californiani Tina Cavalleri e Mark Glinoga per “antitrust e pratiche commerciali sleali.” Com’è noto, la policy del brand non permette l’acquisto immediato di modelli iconici come Birkin e Kelly per i quali occorre essere messi in lista e attendere per periodi di tempo anche lunghi prima di portare a casa le ambite borse.
Secondo quanto riportato dai querelanti nel documento di denuncia depositato alle autorità, Cavalleri avrebbe speso “decine di migliaia di dollari” presso una boutique Hermès ed è “stata costretta ad acquistare prodotti secondari per ottenere l’accesso alle borse Birkin”. Nel settembre del 2022 la querelante avrebbe contattato la casa di moda per l’acquisto di un’altra Birkin, ma le sarebbe stato detto che quel modello è destinato a “clienti che sono stati coerenti nel sostenere la nostra attività”. Cavalleri intuì quindi che avrebbe dovuto spendere di più in prodotti diversi dagli storici modelli Birkin e Kelly per ottenere l’accesso a un’altra Birkin.
Nel 2023 Glinoga ha cercato di acquistare una Birkin ma gli addetti alle vendite di Hermès gli avrebbero consigliato di acquistare altri prodotti al fine di ottenere potenzialmente il modello desiderato. “Il querelante Glinoga ha tentato più volte di acquistare una borsa Birkin, ma in ogni occasione gli è stato detto che avrebbe dovuto acquistare altri articoli e accessori”. In conclusione i querelanti sostengono che Hermès abbia legato l’accesso all’acquisto di una borsa Birkin “al requisito di spendere di più per altri articoli”. Le pratiche di cui Cavalleri e Glinoga accusano la maison d’Oltralpe sono illegali; “in questa azione, i querelanti per conto proprio e di tutti gli altri in una situazione simile chiedono danni compensativi e punitivi e un adeguato provvedimento ingiuntivo”.
Il documento legale sostiene che gli addetti alle vendite di Hermès non accumulano commissioni sulla vendita delle it bag come Birkin ma ricevono una commissione del 3% per i prodotti accessori venduti per accumulare la cronologia degli acquisti. “In questo modo, i convenuti (Hermès, ndr) sono in grado di utilizzare i propri addetti alle vendite per implementare le proprie vendite associate illegali”. Come riportato da numerose testate internazionali, Hermès e gli avvocati dei querelanti non hanno risposto immediatamente alle richieste di commento sulla vicenda.