Continua la rivalità tra i colossi del fast fashion Shein e Temu. Impegnato a prepararsi per l’Ipo, l’attesissima e chiacchierata quotazione in Borsa da tempo oggetto di rumors di stampa, il dragone Shein avrebbe avviato una revisione interna della propria filiera produttiva, da cui sarebbe emersa la mancata idoneità di svariate fabbriche cinesi che non rispettavano gli standard minimi richiesti per lavorare all’interno della supply chain del player, tra cui una forza lavoro di almeno 50 dipendenti e una superficie minima di 800 metri quadrati.
La competitor Temu, invece, piattaforma che fa capo alla società cinese Pdd Holdings e che sta dando filo da torcere a Shein, soprattutto in Europa e Stati Uniti, non richiede dei requisiti minimi e starebbe, dunque, attingendo dal parterre dei fornitori a basso costo scartati dalla rivale. A segnalare la dinamica è il Financial Times, che sottolinea come per Shein la revisione della catena di fornitura sia atta soprattutto a eliminare i fornitori più piccoli e quindi meno efficienti, piuttosto che a raggiungere degli standard ‘etici’ di produzione.
Temu, in quanto classificabile più come marketplace che vero e proprio e-tailer, al quale infatti possono accedere e confluire i produttori più disparati, e non avendo per il momento di fronte a sé la prospettiva di uno sbarco in Borsa può permettersi di riciclare i partner abbandonati dall’antagonista che, invece, dal canto suo, vende per la maggior parte prodotti a marchio proprio.
Entrambe le piattaforme, ricorda la testata britannica, permettono a molte aziende dell’Ex Celeste Impero di raggiungere un bacino di clienti in numerosi Paesi esteri ma, per contro, facendo i conti con margini di profitti estremamente bassi e costanti pressioni per velocizzare la produzione e abbassarne i prezzi.
Intanto, Shein, si prepara a raggiungere ricavi per 60 miliardi di dollari (circa 56 miliardi di euro) entro il 2025 e mira a una valutazione intorno ai 90 miliardi per l’Ipo, mentre tenta di contrastare Temu per contendersi fette sempre più ampie di mercato.