Dopo una partenza a rilento, i saldi invernali sembrano ritrovare slancio. Nonostante il calo medio del 4,5% registrato a gennaio, la stagione dello shopping scontato ha conosciuto, in linea con quanto evidenziato anche da Sita Ricerca, segnali di ripresa alla fine del mese secondo la fotografia, ancora parziale, scattata da Federazione Moda Italia, che ha monitorato l’andamento dei saldi a gennaio. Nello specifico, il 55% delle imprese associate ha dichiarato una perdita di fatturato, mentre il 45% ha dichiarato una crescita (26%) o una stabilità delle vendite (19 per cento).
“Il recupero nella seconda parte del mese – ha commentato Giulio Felloni, presidente dell’organizzazione – è stato fondamentale per riportare un po’ più di fiducia tra gli operatori commerciali considerando che i saldi stanno proseguendo anche a febbraio con percentuali di sconto sicuramente attrattive. Questo recupero ha permesso di alleggerire i magazzini ed è servito a far fronte agli impegni e alle scadenze con i fornitori, rinunciando però a una redditività che si è sempre più assottigliata e che mette in difficoltà l’intero comparto”.
Felloni, si legge nella nota di Federmoda, ha sottolineato come negli ultimi dieci anni la moda abbia perso il 25,5% dei negozi di centro città, vie e piazze. “Per questo, Federazione Moda Italia con Confcommercio segnala una situazione molto complicata per i negozi di prossimità e, di conseguenza, un grave disagio per la vivibilità delle città e dei centri storici. Peraltro proprio di recente, lo scorso 6 febbraio, negli incontri al Ministero della Cultura e al Tavolo della Moda del Ministero dell’Imprese e del Made in Italy sulla valorizzazione, promozione e tutela del made in Italy, abbiamo sottolineato il ruolo fondamentale dei negozi di moda in cui convivono, in modo virtuoso, professionalità, qualità ed anche ricerca nel fare commercio in modo innovativo”.
La federazione evidenzia, infine, la necessità per il settore di fare sistema tra istituzioni, fornitori e attori del retail per mettere in atto un vero e proprio “progetto di filiera”. Tra le proposte avanzate, “una detrazione d’imposta sulla dichiarazione dei redditi sull’acquisto di prodotti di moda made in Italy e sostenibili, un bonus moda per incentivare la consegna di un prodotto usato nei negozi di prossimità per l’acquisto di un prodotto nuovo, l’introduzione della cedolare secca sugli affitti commerciali condizionata all’obbligo di una congrua riduzione dei canoni di affitto a seguito di specifico accordo tra locatore e conduttore”. E ancora, “un sostegno al passaggio generazionale nei negozi di moda, l’inserimento dei negozi e botteghe storici della moda nell’albo delle imprese culturali e creative”.