Si prospetta un 2024 di ridimensionamento per Levi Strauss. Lo specialista americano del denim ha annunciato pochi giorni fa di prevedere vendite e profitti annuali inferiori alle aspettative di Wall Street, anticipando che taglierà dal 10% al 15% dei posti di lavori globali nel tentativo di contenere i costi, in uno scenario che vede in difficoltà soprattutto il business wholesale.
Levi Strauss ha attribuito le deboli previsioni al suo piano di abbandonare il marchio Denizen e di ridurre le vendite a prezzo scontato quest’anno, mancando anche le stime dei ricavi del quarto trimestre. Quarto trimestre in cui l’azienda ha messo a segno ricavi per 1,6 miliardi di dollari (circa 1,4 miliardi di euro), in crescita del 3% a cambi correnti, con il wholesale in calo del 2 per cento.
Le conseguenze dell’eccesso di scorte dello scorso anno e la pressione sui consumatori stanno pesando sul canale all’ingrosso dell’azienda e penalizzando i guadagni nel suo business direct-to-consumer. Il totale delle attività wholesale di Levi’s, che rappresentavano circa il 62% dei suoi ricavi netti nel 2022, ha registrato un calo delle vendite del 3% a cambi costanti nel trimestre terminato il 26 novembre.
L’eliminazione del marchio Denizen, il più economico del parterre del gruppo, contribuirà al tentativo dell’azienda di rafforzare la propria fascia premium, ampliando il suo assortimento di denim più costosi e aggiungendo altre categorie merceologiche come l’abbigliamento sportivo, ha spiegato Harmit Singh, chief financial and growth officer.
Guardando all’intero ultimo fiscal year archiviato, Levi Strauss ha generato un fatturato pari a 6,2 miliardi di dollari, con un utile netto ammontato a 250 milioni. In rallentamento Americhe (-3,2% e ricavi per 3 miliardi di dollari) ed Europa (-1,1% a 1,3 miliardi), mentre l’Asia è l’unica regione ad aver mostrato segni di miglioramento, con una crescita dell’11% a quota un miliardo di dollari.