Perfettamente a suo agio nel filone del quiet luxury, Canali è impegnato in un profondo processo di rebranding per coniugare tradizione e innovazione. Stefano Canali, presidente e AD del player specializzato nel menswear, ha raccontato l’evoluzione dello storico marchio italiano, arrivato a sfiorare i 200 milioni di euro di ricavi nel 2022, sul palco del 28° Pambianco-Pwc Fashion Summit. Radicato in Italia, in cui trova posto sia la produzione interna sia quella affidata agli stabilimenti della sua orbita, Canali cavalca il momento dorato di un lusso più sobrio e focalizzato sulla qualità, restando fedele alla propria identità e declinandola, in ottica lifestyle, lungo tutte le categorie merceologiche della propria offerta.
Vi sentite parte della tendenza del ‘quiet luxury’, ora in forte crescita?
Assolutamente sì. Riteniamo di essere nel contesto giusto, contraddistinto dagli elementi che caratterizzano la nostra storia di quasi 90 anni: l’appartenenza al territorio italiano, il vero made in Italy, la volontà di continuare a consegnare al cliente finale un prodotto di grande qualità con un contenuto che evolve nel tempo. Evoluzione che rimane, però, coerente con il nostro dna sartoriale, per definizione legato a una costruzione qualitativa del capospalla maschile.
Quiet luxury significa ritorno a uno stile più sobrio. Eravate già posizionati in quel filone?
Sì, anche se in realtà i consumatori sono vari: c’è chi richiede un contenuto fashion più spiccato, chi ricerca una qualità importante ma con delle caratteristiche evolute rispetto al passato. Noi siamo felicemente posizionati in quest’ultimo contesto, ci sentiamo a casa nostra.
Il vostro è un prodotto di fascia alta e il vostro turnover sfiora i 200 milioni di euro. Come sono ripartiti i vostri mercati?
Il mercato Nord Americano (quindi Usa e Canada) rappresenta circa il 50% del nostro fatturato, un terzo è ricollegabile all’area Emea, compresa l’Italia, e il rimanente 17% riguarda l’Asia-Pacific, con la Cina che pesa poco più del 10% ed è in forte crescita.
Siete nati con il classico abito formale. Come si è evoluto il vostro stile e come siete riuscire a portare la vostra identità anche su prodotti che non vi appartenevano?
L’evoluzione del nostro prodotto è partita ben prima della pandemia. Oggi la nostra offerta abbraccia il concetto di lifestyle: la volontà è quella di declinare i contenuti salienti della marca Canali in tutte le categorie di prodotto. La sfida è restare fedele a sé stessi.
In parte la vostra produzione è interna e in parte, come per le scarpe, esterna…
Sì, il capospalla e non solo viene ormai prodotto all’interno dei nostri stabilimenti. Ciò che invece non viene realizzato da noi, ed è quindi diverso dal capospalla in senso stretto, viene realizzato da produttori che sono al 100% in Italia.
Avete mai pensato di produrre anche per terzi, forti del know-how attinto anche dalle fabbriche che avete?
In passato l’abbiamo fatto ed è stato importante 30 anni fa per guadagnare propulsione in certi mercati, ma oggi siamo al 100% concentrati su noi stessi.
L’e-commerce ha un senso per una realtà come la vostra o il retail resta il vostro canale di vendita d’elezione?
L’e-commerce è un validissimo complemento per l’esperienza d’acquisto del nostro cliente, che per essere del tutto vera e vissuta va però intrapresa nei negozi fisici.
Che peso ha il canale digitale?
Single digit. Nel 2015 abbiamo sviluppato internamente il nostro e-commerce e l’abbiamo ulteriormente potenziato negli ultimi anni cambiando piattaforma e in linea con il rebranding avviato un anno e mezzo fa.
In cosa consiste il rebranding?
In un rafforzamento della marca a tutto tondo che, fra le tante cose, ha visto il rifacimento del nostro e-commerce e website, un nuovo store concept, l’intervento sulla visual identity e una revisione sostanziale nell’offerta prodotto, che si è concretizzata nell’autunno/inverno 2023 ora in vendita.
Quanto vale oggi per voi la distribuzione diretta, il cosiddetto dos?
I dos valgono il 30% del nostro fatturato, percentuale destinata a crescere perché certamente nei prossimi anni investiremo nell’ampliamento della rete di negozi, oltre che nel rinnovamento di quelli esistenti.
Alcuni dei vostri competitor sono entrati nel settore donna. È una mossa che valuterete?
Canali è sempre stato uomo e noi ora siamo molto focalizzati su ciò che già siamo.
Per portare avanti l’identità di Canali a chi vi affidate? Nel futuro vedete anche l’inserimento di figure esterne?
Noi abbiamo un team interno che è stato rafforzato e verrà rafforzato ulteriormente nei prossimi anni. La volontà è quella di avere dei contributi sempre più ricchi che però devono essere calati nel nostro dna.
Anche per voi Gen Z e Millennial sono la principale categoria di consumatori?
È in forte crescita. In questa collezione, però, fra le novità abbiamo proposto un abito double per incontrare il gusto di un cliente più giovane, ma in realtà abbiamo intercettato anche i Boomer. Questo insegna che quando una proposta è credibile e ben realizzata può incontrare clienti appartenenti a categorie e generazioni diverse.
Dove vede Canali tra tre-cinque anni?
Vediamo uno sviluppo dell’azienda, innanzitutto. Noi stiamo rafforzando da anni l’organizzazione interna in un processo partito dal 2008 e che continuerà per avere tutte le persone giuste funzionali a un piano di crescita sfidante.
Oggi siete arrivati a 200 milioni, vedete ancora margine di crescita nel vostro segmento?
C’è certamente un piano di sviluppo strategico per i prossimi anni che non posso svelare ora ma è indubbiamente di crescita.
Nell’ambito del vostro percorso di crescita, la Borsa è uno step che potreste valutare?
Certamente sì. In questo momento non è sul tavolo come ipotesi operativa, ma tutto ciò che sarà funzionale a crescere ulteriormente sarà valutato con molta attenzione.