Un gruppo di investitori composto da Arkhouse Management e Brigade Capital ha messo sul piatto 5,8 miliardi di dollari (circa 5,3 miliardi di euro) per rilevare Macy’s, storico department store statunitense, e farne una private company. La notizia è stata diffusa dal Wall Street Journal. Arkhouse Management, società di investimenti focalizzata sul settore immobiliare, e Brigade Capital Management, asset manager globale, hanno presentato una proposta per acquisire le azioni Macy’s che non possiedono già per 21 dollari ad azione e procedere al delisting.
“Il conglomerato – ricorda Reuters – ha già una grossa partecipazione in Macy’s attraverso i fondi gestiti da Arkhouse e ha discusso la proposta con la catena di grandi magazzini. Non è tuttavia chiaro come Macy’s valuti la proposta, ha riferito una fonte vicina all’operazione”. Arkhouse e Brigade ritengono che Macy’s sia sottovalutata sui listini e hanno indicato che sarebbero disposti ad aumentare la loro offerta tramite due diligence. Una banca d’investimento avrebbe già fornito una lettera “a sostegno della capacità del gruppo di raccogliere le somme necessarie per portare a termine il deal”.
Macy’s ha chiuso la seduta di venerdì a Wall Street con azioni scambiate a più di 17 dollari. Il player di Herald Square aveva già trattato per un possibile buyout nel 2017, al tempo con Hudson’s Bay, ma i colloqui non sono andati in porto.
Macy’s ha chiuso il terzo trimestre dell’anno fiscale 2023 con vendite nette pari a 5 miliardi di dollari, in calo del 7% rispetto al terzo trimestre del 2022. Le vendite comparabili sono state in calo del 7% su owned basis e del 6,3% su owned-plus-licensed basis. L’utile netto è stato di 43 milioni di dollari, in flessione rispetto ai 108 milioni di dollari di un anno fa.
Macy’s ha una capitalizzazione di mercato di circa 4,77 miliardi di dollari e le sue azioni hanno perso quasi il 16% nell’anno in corso. L’insegna, da anni al centro di piani di rilancio, è diventata obiettivo di takeover a fronte di vendite in calo, della ‘spietata’ concorrenza degli e-tailer e delle difficoltà del canale wholesale.