In attesa che vengano definiti i decreti attuativi, sono diversi i progetti nati con l’obiettivo di gestire il fine vita del settore tessile. Oltre a Smi e Cnmi, anche Ecotessili, Erion Textile e Cobat Tessile.
In attesa della partenza europea e dei conseguenti decreti attuativi, agli Stati membri non resta che preparare il terreno affinché la normativa comunitaria sul regime ‘Epr’ non li colga impreparati. Eccezioni virtuose a parte, la partita dei Paesi in stand-by si gioca tutta nell’equipaggiare la filiera del tessile-abbigliamento a farsi carico dell’intero ciclo di vita dei propri prodotti, fino alla decisiva fase dei rifiuti tessili. In Italia, in vista dell’avvento del nuovo sistema, negli ultimi due anni hanno iniziato a fiorire consorzi ad hoc, nati da privati e talvolta con il patrocinio delle associazioni di riferimento del settore. Un esempio europeo, ma che coinvolge anche l’Italia, di aggregazione di aziende in ottica ‘Epr’ arriva da Euratex, che questa primavera ha aggiunto il tassello RegioGreenTex al mosaico del riciclo tessile: un progetto che riunisce oltre 40 partner da 11 regioni (tra cui la Toscana) di otto Paesi europei e 24 Pmi, per aiutare le piccole realtà imprenditoriali a trasformare virtuosamente i rifiuti tessili. D’altronde, “la proposta di Direttiva – spiegano Luigi Fontanesi, partner, e Camilla Di Fonzo, associate dello studio legale Greenberg Traurig Santa Maria – mira a ridurre al minimo gli impatti finanziari e burocratici sulle microimprese, escludendole dal sistema di ‘Epr’, mentre le Pmi, che ne sarebbero soggette, godrebbero della garanzia di fondi e supporto, in modo tale che riutilizzo e riciclo divengano effettivamente soluzioni vantaggiose da implementare”.
Guidare le aziende verso l’Epr
Quello che accomuna i consorzi nati in Italia sotto la spinta europea è la mission provvisoriamente adottata: accompagnare i produttori del tessile verso il nuovo sistema ‘verde’ di smaltimento e riciclo. È importante sottolineare – spiegano ancora Fontanesi e Di Fonzo – che nel 2023 la Commissione ha pubblicato un rapporto che individua gli Stati membri a rischio di non raggiungere gli obiettivi di riciclaggio previsti e l’Italia è assolutamente in linea (insieme a soli altri otto stati membri) per conseguire i target di riciclo per i rifiuti urbani (provenienti da abitazioni e attività commerciali) e per i rifiuti di imballaggio entro il 2025”. In questo panorama favorevole, Sistema Moda Italia (Smi) è stato tra i pionieri nella creazione dei consorzi tessili. Nel gennaio dello scorso anno, in occasione di Pitti Uomo, il presidente Sergio Tamborini aveva annunciato la nascita di Retex.Green, il progetto di riciclo tessile dell’associazione confindustriale. Al momento il consorzio è composto da una sessantina di soci tra cui Herno, Calzedonia, Yamamay, Piacenza Cashmere e Lardini che, in totale, dovrebbero gestire le 50mila tonnellate di merce tessile sul mercato. All’interno di Retex.Greeen sono presenti anche alcuni nomi di aziende che operano a monte della filiera della moda. Al momento il consorzio di Smi sta studiando una serie di progetti che estendono il progetto di gestione dei rifiuti tessili anche al pre-consumo. Dal canto suo, anche Camera Nazionale della Moda Italiana (Cnmi) si è organizzata per il fine vita degli abiti dando vita al consorzio Re.Crea, annunciato lo scorso anno durante la prima edizione del Venice Sustainable Fashion Forum. Al progetto hanno aderito i principali brand nazionali e internazionali associati a Cnmi, ovvero Dolce & Gabbana, Max Mara, Gruppo Otb, Moncler, Gruppo Prada, Gruppo Zegna, Fendi, Salvatore Ferragamo, Gucci logistica e Tod’s. A questo gruppo si sono aggiunti anche Alberta Ferretti, Giorgio Armani, Etro, Missoni, Bottega Veneta e Valentino. “Siamo in attesa di altri brand, credo che i tempi saranno legati all’approvazione dei decreti attuativi”, spiega Roberto Tognoli, amministratore delegato del consorzio presieduto da Carlo Capasa. “Il consorzio – aggiunge – gestirà i raccoglitori e i riciclatori. Il nostro obiettivo è avere un controllo completo della nostra filiera, quindi seguiremo i capi passo passo dalla raccolta al riciclo”. Oltre ai capi fine vita dei brand associati, il consorzio seguirà il riciclo anche di prodotti di altri brand.
Nella schiera dei consorzi anche Cobat Tessile, nato a marzo 2022 sull’esperienza della piattaforma Cobat nella gestione di prodotti a fine vita, ed Ecotessili, che ha aperto, contestualmente al deposito dell’emendamento a Bruxelles, le preadesioni alle aziende dopo la fondazione nel 2021. Ecotessili è nato all’interno del Sistema Ecolight, hub dedicato alla gestione dei rifiuti al quale fanno riferimento anche altri tre consorzi che operano in regime ‘Epr’: Ecolight (per la gestione di RAEE, pile e accumulatori), Ecopolietilene (beni in polietilene) ed Ecoremat (per la gestione dei materassi e imbottiti a fine vita). “Nasce – ha raccontato il direttore generale Giancarlo Dezio – su spinta di Federdistribuzione e delle sue aziende associate, per dare valore al know-how, all’esperienza e alla professionalità delle risorse che si trovano all’interno del Sistema”. In attesa dell’avvio operativo e con la campagna di preadesione al consorzio, Ecotessili “offre la possibilità – prosegue Dezio – non solamente di avere una costante informazione sulle evoluzioni normative, così da non trovarsi all’improvviso nel dover rispondere all’obbligo di legge, ma anche la possibilità di sperimentare, insieme al consorzio e ad altri partner, modalità di raccolta, trattamento e gestione dei tessili”. L’ultimo ad aver fatto capolino sulla scena dei consorzi è finora Erion Textiles, che vanta tra i propri soci fondatori Amazon, Artsana, Essenza, Miroglio Fashion, Rimoda Lab e Save the Duck e si aggiunge a un sistema che conta già cinque consorzi nati per sostenere i produttori nell’applicazione dell’Epr in diversi settori. “Il nostro consorzio – ha spiegato il presidente Raffaele Guzzon – è rigido nel comporsi di soli produttori nell’accezione intesa dalla normativa Ue, ovvero le aziende che immettono il prodotto sul mercato”. Non sono coinvolti, dunque, attori che lavorano più in alto lungo la filiera tessile, nel modo in cui il concetto di produttore viene volgarmente inteso. “La partita – prosegue Guzzon – nei prossimi, almeno dodici, mesi, si gioca sostanzialmente sull’intuire la fisionomia che avrà la normativa, e muoversi di conseguenza”.