Indipendentemente dai cicli del mercato e dall’andamento della domanda del lusso, è un dato di fatto che per l’universo dell’alto di gamma si stia affacciando un nuovo modello organizzativo. Il fenomeno delle acquisizioni in sé non è nuovo, perché di aggregazioni e creazioni di poli se ne è sempre parlato. La novità emersa negli ultimi anni, ma ancora di più nel 2022, è che ora sono le stesse divisioni delle multinazionali del lusso, che siano beauty o eyewear, ad intraprendere questa strategia di aggregazione.
Gli esempi sono già sotto gli occhi di tutti gli addetti ai lavori. Due anni fa, Kering eyewear si era aggiudicato il marchio di nicchia Lindberg e lo scorso anno è stata la volta di Maui Jim. A settembre Thelios, la società di occhiali del colosso d’Oltralpe Lvmh, che già gestisce sostanzialmente le collezioni eyewear di tutti o quasi i marchi della capogruppo, ha esteso il suo raggio d’azione, rilevando il suo primo brand al di fuori dalla galassia di Arnault, ovvero Vuarnet, il marchio francese degli occhiali di Alain Delon. Spostando la lente sul beauty, è certamente da segnalare anche il deal di Kering Beauté con le fragranze di lusso di Creed. E l’elenco è destinato ad allungarsi.
Operazioni di questo genere vanno lette dal punto di vista del superamento dei vincoli industriali. Divisioni come l’eyewear o il beauty – ma lo stesso discorso potrebbe valere anche, per esempio, per orologi e gioielleria – non vanno più considerate come piattaforme dei marchi già nel portafoglio del gruppo. Il passo successivo è farle diventare esse stesse dei gruppi, multinazionali e multiprodotto, spostando così l’asticella della polarizzazione del settore.
Certamente è un discorso che si sposa soprattutto con i grandi colossi che gestiscono M&A prevalentemente per cassa, visti i fondamentali solidi, e che sono già strutturati in divisioni merceologiche interne. Proprio in quest’ottica, è escluso che l’Italia possa giocare attivamente la partita, non avendo holding specializzate in segmenti che esulino dal main business della moda. Se si parlerà di eccellenze del Belpaese, sarà nel caso di aziende che entreranno ad ingrossare le fila dei big di turno. Per le piccole realtà potrà essere un segno positivo, ma resterà comunque un’occasione persa per il sistema moda italiano.