Se il 2022 del tessile, moda e accessorio italiano si era chiuso con 108,2 miliardi di euro di fatturato, in crescita del 16,9% su base annua, il prossimo futuro del comparto appare controverso. A fornirne una fotografia è Ercole Botto Poala, presidente di Confidustria Moda e CEO di Reda, intervistato da Il Corriere Economia.
Dati dell’associazione alla mano, l’imprenditore prospetta un primo semestre 2023 atteso con ricavi in rialzo dell’8,7% sui sei mesi dello scorso anno, dietro cui si celano però fenomeni ‘di assestamento’ da monitorare: “Il fatturato è dato da un mix tra volumi e prezzi. L’aumento dei costi, dovuto al caro energia e alla scarsità di materie prime, ha generato una crescita di fatturato non proporzionata ai volumi: c’è stato un fortissimo innalzamento dei costi e un leggero aumento dei volumi che comincia a darci un po’ di preoccupazioni”, ha spiegato Botto Poala.
L’attuale scenario è il risultato, prosegue il manager, delle tensioni sviluppatesi durante la pandemia, tra una supply chain in panne, e che ancora arranca, nei trasporti e nella logistica, i diffusi rincari e una ripartenza repentina tanto quanto lo stop che l’aveva preceduta, durante la quale si è inevitabilmente acquistato molto più di quanto fosse sostenibile per la industry. Oggi si assiste a un “effetto boomerang”, lo definisce Botto Poala, “dove anche con un semestre positivo in termini di fatturato si assiste a un rallentamento dovuto a una sorta di riequilibrio dei volumi”.
Per quanto riguarda la seconda parte dell’anno, quello a venire sarà un “semestre in chiaroscuro” secondo il volto di Confidustria Moda, e a cui ci si dovrà approcciare con particolare cautela. Sullo sfondo, un panorama geopolitico ancora incerto. “Con le sanzioni – ricorda Botto Poala – è sempre più difficile vendere il made in Italy al mercato russo, anche se sappiamo che chi soggiorna in altre località, ad esempio turche o arabe, trova comunque i nostri prodotti”.
E poi resta aperto il tema della Cina, che ancora non sappiamo come gestirà le conseguenze della crisi pandemica e il conseguente riassetto dei mercati. Guardando poi oltreoceano, gli Stati Uniti “rimangono la prima economia del mondo e speriamo che i risultati rimangano positivi. Ormai l’effetto globalizzazione è chiaro a tutti: un battito di ali di farfalla in Cina può creare un uragano anche negli Usa”.
Accanto, il tema della carenza di manodopera e il trend delle M&A, che da tempo attraversano il settore. Per quanto riguarda il reclutamento di nuove leve, come aveva sottolineato anche Alessandro Barberis Canonico, presidente di Milano Unica, in occasione della 37esima edizione della fiera tessile, il tema riguarda soprattutto i profili più tecnici e specializzati del comparto, da un lato per via delle difficoltà di offrire opportunità che siano attrattive per i giovani, dall’altro per via una generale ‘sovraistruzione’ che li porta a scegliere professione diverse. Senza contare la questione del ‘work life balance’, poco conciliabile con i turni in azienda.
Proprio durante la kermesse, che rappresenta uno dei tasselli del tessile, abbigliamento, accessori, erano emerse, in linea con quanto raccontato dall’imrpenditore, le sfide del post-Covid per il settore che, dopo una iniziale euforia che aveva portato a un 2022 ‘sopra le righe’ e ora a una maggiore cautela da parte delle aziende, a fronte dello spettro delle giacenze.
Riguardo infine al fermento di fusioni e acquisizioni, è inevitabile per gli attori della filiera cercare uno sbocco più solido in un gruppo. “Il cambiamento – conclude Botto Poala – è come un’onda: bisogna capire se la si vuole surfare o farsi travolgere”.