La Cina traina le vendite di Richemont nel primo trimestre d’esercizio, ma questo non evita al colosso dell’hard luxury uno scivolone in Borsa. Nei tre mesi al 30 giugno scorso il gruppo svizzero, controllante tra gli altri delle maison Buccellati, Cartier e Van Cleef & Arpels, ha realizzato un incremento delle vendite del 14% a cambi correnti (+19% a cambi costanti), raggiungendo i 5,3 miliardi di euro. Il risultato ha deluso le attese degli analisti, visti i 5,4 miliardi stimati dall’agenzia AWP, i 5,43 miliardi previsti da Barclays e i 5,54 miliardi di Bank Vontobel.
Il fatturato è aumentato del 40% nella regione Asia-Pacifico (escluso il Giappone), mentre ha registrato una flessione del 2% nelle Americhe. Il segno meno nelle Americhe è stato determinato da una diminuzione delle vendite wholesale e da vendite al dettaglio “sostanzialmente allineate” al periodo precedente, spiega la società nella nota. Il Giappone ha evidenziato un +14%, mentre il Middle East segna un +15 per cento. Balzo double digit (+11%) anche per l’Europa, sostenuta sia dalla domanda interna che dalla spesa dei turisti.
Secondo gli analisti di Vontobel, Richemont è in una posizione solida per acquisire ulteriori quote di mercato, anche se “la crescita negativa nelle Americhe (orizzonte che Johann Rupert, numero uno di Richemont, aveva anticipato a maggio, considerando il rischio di una recessione, ndr) potrebbe moderare alcune delle aspettative del mercato”.
A registrare la crescita di vendite più corposa, tra controllate della holding di Ginevra, ci sono le maison di gioielleria con un +24% riflesso del rimbalzo asiatico e di una sostanziale stabilità negli Usa. A seguire, gli specialist watchmakers riportano un +10% (in evidenza l’andamento positivo di A. Lange & Söhne, Jaeger-LeCoultre, Piaget e Vacheron Constantin), mentre l’area di business che raggruppa i fashion brand di Richemont (tra loro Chloé, Alaïa e Delvaux) e il portale Watchfinder è cresciuta del 6 per cento. Nel bilancio trova spazio Yoox Net-a-Porter, presentata come “attività in dismissione”, vista la vendita dell’estate scorsa del 47,5% detenuto da Richemont a Farfetch e del 3,2% a Symphony Global.
La delusione sul dato globale delle vendite ha portato il titolo di Richemont in territorio negativo a Zurigo: le azioni del gruppo hanno ceduto l’8% in avvio di contrattazioni, toccando un minimo di 141,5 franchi svizzeri, portando il bilancio di Borsa dell’ultimo mese a -4% per cento. Il tonfo di Richemont si riflette sull’andamento dei titoli dei principali player del lusso, con le azioni di Lvmh che in mattinata segnavano un -3%, quelle di Kering a -2%, quelle di Hermès a -3,3% e quelle di Moncler a -2,8 per cento.