Il tessile tecnico italiano consolida il suo primato europeo. Secondo gli ultimi dati a disposizione di Smi-Sistema moda Italia, nel 2021 il segmento del tessile tecnico tricolore, che impiega oltre 27 mila addetti in circa 2800 aziende, ha raggiunto un turnover di 6,7 miliardi di euro, superando competitor tradizionali come i Paesi nord europei. Entrando nel dettaglio dei dati, il giro d’affari dei tessili tecnici italiani rappresenta il 37,9% della produzione tessile italiana e il 25,8% dell’intera produzione europea (pari a 26 miliardi di euro). L’export arriva a quasi il 50% per un valore di oltre tre miliardi.
“Oggi nel mondo il tessile tecnico vale circa 160 miliardi”, ha spiegato Sergio Tamborini, presidente di Smi nel corso dell’evento Textile Made in Italy 5.0 durante il quale sono stati presentati i numeri del settore, “In Europa supera i 20 miliardi e in Italia, con i suoi 7 miliardi circa di euro di turnover, sta registrando tassi di crescita tra ìil 3 e il 4% negli ultimi anni”. Secondo il numero uno di Smi i dati sono destinati ad aumentare. “L’Europa ha varato la normativa sull’obsolescenza tessile che è una pietra miliare anche perché consentirà grandi applicazioni sul riutilizzo del materiale nei tessuti tecnici”, ha aggiunto.
Guardando all’intero Vecchio Continente, l’Europa 27 rappresenta attualmente il 15% della produzione mondiale di tessuti tecnici. A farla da padrone per il momento è la Cina a cui fa cap il 60% della produzione mondiale.
La peculiarità del segmento dei tessuti tecnici è la versatilità nell’applicazione. Come sottolineato nel corso dell’appuntamento, sono presenti in diversi settori, dalle divise alla medicina, dai giubbotti protettivi per le forze dell’ordine, comprese le tute aerospaziali o quelle ignifughe per i vigili del fuoco, fino all’abbigliamento sportivo, ma piccoli componenti si trovano anche negli elettrodomestici e nei cellulari