Dopo la frenesia dello scorso anno legata al fervore degli acquisti post-Covid, il mercato statunitense sembra aver raggiunto una nuova fase. Gli incrementi a doppia cifra nell’ambito della domanda di prodotti di lusso hanno lasciato posto a un calo, segno di una normalizzazione del settore. Un trend che fa da contraltare alla ripresa della Cina, dove l’allentamento dei blocchi Covid ha risvegliato in modo importante la ripresa dello shopping di prodotti luxury nel Paese. Lo conferma la fotografia dell’andamento dell’alto di gamma nelle aree strategiche del planisfero evidenziata dai bilanci del primo trimestre 2023 pubblicati in queste ultime settimane.
L’ultima testimonianza arriva dal numero due del lusso mondiale Kering, che ha chiuso il primo trimestre del suo corrente fiscal year con una crescita complessiva del 2% sul fronte dei ricavi e un andamento a due velocità: se la regione dell’Asia-Pacifico è tornata a macinare tassi di crescita double digit (+10%), così come l’Europa occidentale (+15%), gli Usa pesano come una zavorra sui conti del gruppo luxury, con vendite al dettaglio in flessione del 18 per cento.
A pesare, soprattutto i contraccolpi dell’inflazione e un generale rallentamento nella domanda per moda e accessori, riscontrata anche dal competitor connazionale Lvmh. Il conglomerato guidato da Arnault, che negli scorsi giorni ha raggiunto la capitalizzazione record da 500 miliardi di euro, ha archiviato i primi tre mesi dell’esercizio con una performance degli States sostanzialmente stabile rispetto al precedente trimestre, ma un’attività che rivela comunque un raffreddamento dell’impulso emerso dopo la parentesi pandemica, aveva sottolineato a margine dei risultati il CFO Jean-Jacques Guiony.
Nella triade dorata del lusso spicca però la voce fuori dal coro di Hermès, che nel suo primo quarter non ha riscontrato la decelerazione degli States segnalata dai grandi gruppi. Nella conference call a commento dei risultati, il vicepresidente esecutivo per la finanza della griffe di rue Faubourg Saint Honoré, Eric du Halgouet, aveva infatti spiegato che il traffico dei negozi negli Stati Uniti ha invece continuato a crescere e che il trend di aprile è rimasto positivo. Aggiungendo, però, che “ovviamente rimaniamo vigili per quanto riguarda le tendenze macro”, nonostante non facciano per ora capolino all’orizzonte finanziario della maison.
Una lettura del fenomeno in atto arriva in un articolo pubblicato su Vogue Business, dove Jessica Ramirez, analista senior presso la società di ricerca Jane Hali & Associates, spiega che il rallentamento degli Stati Uniti è più una questione di normalizzazione che di declino, rispetto alle vendite eccezionalmente elevate sullo sfondo del revenge spending post-pandemico. “Stiamo arrivando al punto in cui si trova davvero la vendita al dettaglio”, spiega l’analista. Aggiungendo, ricollegandosi a quanto ravvisato da Guiony, che “anno dopo anno, è probabile che primo e secondo trimestre si dimostrino difficili in termini di confronto con i periodi analoghi precedenti”.
La Cina, intanto, recupera terreno e dà prova di un rimbalzo ancora più rapido del previsto, in seguito alla revoca della restrizioni anti-Covid all’inizio di quest’anno. La stessa Lvmh ha riconosciuto il ruolo chiave giocato dall’Ex Celeste Impero nel conseguimento degli ultimi risultati finanziari, premiati anche in Borsa.
Anche l’agenzia britannica Reuters aveva fornito una lettura simile in occasione dei risultati, piuttosto emblematici, di Lvmh, parlando di una regolarizzazione più che di una regressione, processo quasi fisiologico per un mercato cresciuto spasmodicamente in un momentum senza precedenti e poi destinato a tornare nei ranghi nel new normal, in uno scenario ancora tormentato da rincari inflazionistici e crisi geopolitiche.
Intanto, emergono nuovi mercati che potrebbero agitare ulteriormente lo scacchiere mondiale del lusso, tra una ex area sovietica in conflitto, lo strapotere Usa che va scemando e una Cina in rimonta. Tra le grandi novità, anch’essa dal fronte asiatico, potrebbe esserci la Corea, già adocchiata dai grandi nomi del lusso (basti pensare a Louis Vuitton e Gucci che hanno scelto Seoul per i loro prossimi show in calendario) e protagonista nel dettare trend e fenomeni dall’influenza globale, con un potere d’acquisto in sensibile aumento.