L’Unione europea procede sul fronte della trasparenza della supply chain. Gli Stati membri dell’istituzione hanno raggiunto ieri un accordo sul pacchetto di norme che imporrebbe alle grandi aziende (con più di mille dipendenti e 300 milioni di euro di fatturato) di vagliare l’operato dei fornitori che costellano la propria catena di fornitura, accertandosi che non si macchino di abusi sul lavoro o pratiche altamente inquinanti, con un’esenzione facoltativa per i servizi finanziari.
Note come ‘due diligence sulla sostenibilità aziendale’, le regole erano state presentate dalla Commissione europea all’inizio di quest’anno e sarebbero state applicate a 13mila companies, richiedendo loro non solo di identificare gli impatti della propria supply chain ma anche di adottare misure per, quantomeno, mitigarli.
La norma si inserisce nel solco del Green deal europeo, che delinea una serie di obiettivi tesi ad accelerare la corsa verso la sostenibilità, con un orizzonte temporale fissato al 2050.
“Abbiamo lavorato duramente negli ultimi mesi per raggiungere la posizione odierna”, ha commentato Jozef Síkela, Ministro dell’industria e del commercio della Repubblica Ceca. “Affinché l’Unione europea raggiunga i suoi obiettivi in materia di clima e sostenibilità e garantisca la tutela dei diritti umani è importante che le aziende identifichino, prevengano, interrompano o attenuino l’impatto delle loro attività sui diritti umani e sull’ambiente”, ha aggiunto.