Regent Street, tra le vie più famose dello shopping di Londra, prova a scrollarsi di dosso gli effetti persistenti del Covid-19. Secondo i dati di Savills Plc, diffusi da Bloomberg, ad oggi la percentuale di negozi sfitti nella via sarebbe pari al 12%, quasi il doppio rispetto alla percentuale di fine 2019. “Gli acquirenti che arrivando nella via passando per Oxford Circus e Piccadilly, nel West End di Londra – si legge su Bloomberg -, potrebbero notare l’assenza di marchi come J Crew, Brooks Brothers, Desigual e Zara Home, che hanno chiuso i loro store in due anni di ripetuti lockdown”.
“Non siamo assolutamente fuori pericolo”, ha affermato Simon Harding-Roots, amministratore delegato, per l’area di Londra, di The Crown Estate, che include Regent Street tra i suoi 7,7 miliardi di sterline (circa 8,9 miliardi di euro) di partecipazioni nella capitale inglese. “C’è del lavoro da fare per riportare i posti vacanti ai livelli pre-pandemia – ha continuato il manager -. Sappiamo bene che ci aspettano tempi difficili”.
Un’iniezione di fiducia potrebbe arrivare grazie all’opening di uno store Armani Exchange, proprio nello spazio lasciato libero da Zara Home. “Il brand – si legge su Fashionnetwork – non ha ancora confermato la data di apertura, ma dei cartelli in vetrina già indicano che è alla ricerca di personale”. Inoltre, non lontano da Armani Exchange, sta per approdare Marc Jacobs, che, a livello di retail internazionale, ha recentemente chiuso il suo negozio parigino in rue des Archives. Le due griffe vanno dunque ad arricchire il gruppo di marchi di fascia alta situati in Regent Street, tra cui figurano Bally, Mulberry, Burberry e le controllate del gruppo Smcp.
“l numero di visitatori del West End è crollato durante la pandemia – prosegue Bloomberg – poiché i consumatori erano confinati in casa. Ora si torna alla vita normale, ma con molte persone che lavorano ancora a casa per buona parte della settimana, i salari in calo e il turismo lontano dalla ripresa, il quartiere dello shopping non è ancora tornato allo splendore di un tempo”.
Inoltre, i player del lusso sono stati penalizzati dalla decisone del governo inglese di dire addio allo shopping tax free, che dirotta i big spender internazionali su città come Parigi, Milano e Madrid. “Questi hub stanno inoltre guadagnando 5 milioni di sterline a settimana da cittadini britannici ad alto reddito che ora possono fare acquisti più vantaggiosi in Europa”, ha affermato Helen Brocklebank, chief executive officer di Walpole, organizzazione che rappresenta l’industria del lusso del Regno Unito. “Regent Street ha perso il suo status di icona? No, per niente”, ha concluso Brocklebank, spiegando però che ci sarà molto lavoro da fare per attirare nuove griffe e consumatori.