Kering scommette su Saint Laurent. Il secondo gruppo del lusso globale punta a raddoppiare le vendite della sua maison, portandola a contare ricavi da 5 miliardi di euro nel medio termine. A rivelarlo alla comunità finanziaria è stata proprio Kering in occasione del suo Capital Markets Day, in corso nell’headquarter di Parigi tra il pomeriggio di ieri e questa mattina.
Secondo gli analisti, si legge su Reuters, il target fissato per la casa di moda guidata dalla CEO Francesca Bellettini e dal direttore creativo Anthony Vaccarello supererebbe il consensus fissato da Citigroup, che si attestava a quota 3,9 miliardi di euro di vendite. L’orizzonte temporale per il raggiungimento dell’obiettivo, stima la multinazionale, potrebbe essere il 2026. Nell’immediato, si avvicina sempre di più il traguardo dei 3 miliardi di euro di fatturato fissato nel 2017, che secondo gli analisti potrebbe essere tagliato già quest’anno. Un grosso balzo in avanti dal lontano 2013, quando Bellettini era entrata in carica, in cui il giro d’affari della casa di moda era di circa 500 milioni di euro.
“La storia di Saint Laurent – spiegano ancora a Reuters gli analisti di Citigroup – dovrebbe dare forza al caso di investimento di Kering, anche se il contributo di Gucci rimane spropositato”. Un’affermazione che non stupisce se si pensa solo all’ultima performance finanziaria del luxury group, che ha chiuso il primo trimestre del fiscal year 2022 a +27,4%, con la spinta di Gucci che ha contribuito con vendite pari a 2,59 miliardi di euro (+13,4%) sui totali 5 miliardi.
Medaglia d’argento per Saint Laurent, con ricavi da 739 milioni di euro che denota però un forte trend di crescita (+43%) già delineatosi nel 2021, archiviato dal marchio parigino a +45% totalizzando 2,52 miliardi di euro. I driver per il raggiungimento del nuovo obiettivo di fatturato, stando a quanto dichiarato dal gruppo guidato da François-Henri Pinault e riportato dai media, saranno l’espansione geografica, in particolare nel mercato Usa, e l’ampliamento del suo network di boutique, arrivando a toccare nel medio termine un numero tra 300 e 350 indirizzi – rivela sempre Reuters – contro i 267 di marzo.
Focus anche sul potenziamento della redditività: l’ebit margin del marchio, pari al 28,3% alla fine dello scorso anno, punta a salire al 33% proteggendo i margini lordi e lavorando sui costi fissi. A livello di prodotto, il core business continuerà a essere la pelletteria, già oggi trainante pesando oltre il 70% del totale.
Per il prossimo futuro il gruppo starebbe puntando, come del resto molti dei suoi competitor a fronte della crisi della supply chain, ad aumentare la propria capacità produttiva interna, con il piano di inaugurare nel 2023 un nuovo hub dedicato alla pelletteria in Toscana dopo il sito calzaturiero aperto in Veneto lo scorso anno.
I riflettori oggi saranno invece puntati su Gucci. Secondo gli analisti nell’agenda della fashion house italiana, che da sola rappresenta oltre la metà delle entrate del gruppo, ci sarà il potenziamento della sua presenza in Cina, la quale solo ora tira un sospiro di sollievo dalla morsa del Covid e conseguenti restrizioni. Come ricorda The Business of Fashion, Kering ha reclutato l’ex dirigente di Tiffany, Laurent Cathala, per gestire le operazioni cinesi per Gucci, con il compito rafforzare i team locali, dando loro il controllo delle attività di marketing e pubblicità.