“Nonostante i venti contrari e le incertezze che stiamo affrontando, finora abbiamo mantenuto il nostro slancio”, ha dichiarato Philippe Blondiaux, CFO di Chanel, a Wwd. La maison della doppia C brinda ai risultati del suo ultimo fiscal year, chiuso a +50% sul 2020 mettendo a segno ricavi pari a circa 15,6 miliardi di euro. Quasi triplicato l’utile operativo, balzato in avanti del 170% a più di 5 miliardi.
Un risultato importante che mette in luce una crescita del 23% anche sul 2019 pre-pandemia e fa avanzare la maison sui suoi competitor del lusso Lvmh e Kering in termini di crescita. I due colossi di moda avevano infatti archiviato il 2021 rispettivamente a +44% e +35% sull’esercizio precedente e a +20% e +13% sul 2019. Rispetto al pre-Covid, le vendite di Chanel restano però indietro rispetto alla diretta rivale Hermès, nel 2021 progredita del 33% sui due anni nonostante i rallentamenti produttivi.
La fashion house non è comunque immune ai contraccolpi dello scenario globale, ha spiegato ancora Blondiaux alla testata statunitense. “Ovviamente la situazione in Cina ci sta colpendo. Ma, per evidenziare la fiducia che abbiamo nelle nostre prospettive per il 2022, nonostante queste difficoltà, solo per il mese di aprile di Chanel abbiamo avuto una decrescita a doppia cifra in Cina, mentre abbiamo registrato una crescita double digit per Chanel nel complesso”.
Chanel non ha frenato la corsa anche nel 2022. Nei primi cinque mesi dell’anno la crescita delle vendite sarebbe stata a doppia cifra, grazie alla performance di alcune aree di mercato che hanno compensato il blocco commerciale in Russia (che rappresenta meno dell’1,5% dei suoi ricavi) e in Cina. Oltre a States ed Europa, in cui la maison ha assistito a un graduale risveglio dello shopping tourism internazionale, anche l’Asia stessa si è dimostrata performante oltre i confini della Grande Muraglia.
La performance, ha continuato a spiegare il CFO, è risultato di una strategia integrata che ha combinato un aumento dei prezzi con volumi più elevati. È noto infatti il trend di rincari che Chanel ha consolidato negli ultimi anni, nell’ottica di un’armonizzazione dei prezzi, come più volte spiegato dal presidente della divisione moda Bruno Pavlovsky, e potenziato con l’avvento dell’emergenza sanitaria.
Chanel ha più volte alzato l’asticella dei prezzi di listino per i propri accessori più iconici adducendo come motivazioni le fluttuazioni valutarie e l’inflazione. La tendenza al rincaro ha accomunato anche le competitor Hermès e Louis Vuitton tra gli altri.
Sull’onda dei risultati del 2021 e dello slancio con cui prosegue anche il 2022, l’azienda sarebbe inoltre intenzionata a continuare a puntare sul brick & mortar, con una rete di boutique che attualmente arrivano a quota 250, circa la metà di quelle contate dai competitor Louis Vuitton o Gucci. La maison ha dichiarato di aver investito 758 milioni di dollari nel 2021, in particolare per “importanti investimenti nella sua rete di distribuzione”. Secondo Business of fashion, nei piani per il prossimo anno anche l’inaugurazione di punti vendita premium dedicati alla clientela più high spending nelle principali città asiatiche.