Dopo un 2021 chiuso con un aumento del turnover del 18,4% raggiungendo quota 52,9 miliardi di euro, il primo bimestre del 2022 si apre con uno scenario tutto sommato positivo. Secondo i dati di Smi-Sistema Moda Italia, nel primo bimestre l’export ha registrato una variazione e del 15,9% per un totale di 5,3 miliardi di euro e un import in crescita del 21,5 per cento. E le attese per il 2022 sono comunque positive confidando nei fondamenti solidi del settore,
A livello di macro-comparto, il tessile e il segmento che ha registrato il maggior rimbalzo dopo le criticità degli ultimi anni. Nei primi due mesi il progresso ha raggiunto il 27,7% a fronte di un incremento dell’abbigliamento dell’11, 2 per cento.
Guardando gli sbocchi commerciali, il trend positivo ha interessato sia l’Ue (+19,5%) sia l’area extra europea (+12,5%). Tra i singoli Paesi, le maggiori variazioni percentuali arrivano dagli Stati Uniti, terzo mercato per export dopo Francia (+13,2%) e Germania (11,8%) , in crescita del 53,9%, portandosi a 372 milioni di euro. In calo, invece, la Svizzera, tradizionale hub logistico-commerciale per diverse griffe moda, che scende del 6,8%, “indicativo di una maggior incertezza a livello internazionale o di differenti scelte relative alla supply chain e alla spedizione delle merci”. Al contrario, torna in positivo il Regno Unito che torna a crescere del 19,6 per cento.
Battuta d’arresto, invece, per i flussi destinati in Cina (-0,4%) e a Hong Kong (-7,8%). Non sono ancora visibili le flessioni legate alla Russia, che incide per il 2,9% sul totale settoriale.
”Siamo di fronte a una ripresa del settore moda in generale”, ha confermato Cirillo Marcolin, presidente di Confindustria Moda, a cui Smi è aderente. Il tutto nonostante le criticità dovute ai rincari energetici e delle materie prime e gli esiti del conflitto. “Serve impegno e collaborazione di tutti per creare un sistema unico e forte per non cedere terreno ai nostri competitor”.
“Oggi ci sono tensioni fortissimi nella supply chian che ancora non si sono scaricate e si faranno sentire a breve – aggiunge il presidente di Smi, Sergio Tamborini – ed è evidente che è un momento per fare sistema”. Nell’ottica do fare sistema sarà a breve svelata una collaborazione con Camera nazionale della moda italiana.
“Nel medio lungo termine economia italiana è enormememente diversa rispetto a una decina di anni fa”, spiega Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison, “e l’Italia sta reggendo. C’e poi il discorso della competitività che è aumentato attraverso varie misure. La manifattura italiana in generale nei primi 15 anni del secolo ha visto costanti cali. Poi dal 2015 c’è stato un importante recupero degli investimenti tecnici, un elemento molto importante grazie a Industria 4.0 e un aumento significativo della produttività del lavoro nel manifatturiero. Il Covid ha congelato la produzione ma nel 2021 c’è stato un ampio recupero, con performance migliori degli altri Paesi”. Forte incognita resta quella dell’inflazione. “Ma la produzione industriale nel tessile-moda sta reggendo bene anche a marzo e ottimi risultati arrivano anche dall’export. Abbigliamento a marzo +14 e e tessile +28 per cento). Qui di nel complesso vedo un’Italia molto rafforzata di fronte soprattutto a Paesi che invece stanno risentendo molto anche di fronte al conflitto russo-ucraino”.
Secondo Servio Tamborini, “l’andamento complessivo è positivo e ci sono prospettive interessanti. Per esempio reshoring ora può diventare una realtà di fronte a scenari complessi nei quali la Cina non è più un partner cosi affidabile. Vorrei sottolineare tre temi. Il valore della filiera produttiva che ha saputo preservar la propria integrità, basti pensare a quella della lana. È necessario però che si riequilibrino gli assetti della filiera anche in termini di marginalità e mi sembra che stia accadendo. C’è poi la necessità di collaborare tra sistema manifatturiero e brand e questo serve anche a far ritornare ad esprimere l’importanza del lavoro manuale, e quindi si inserisce il tema della formazione. C’è poi il discorso della sostenibilità che impone di ripensare dimensioni diverse e di rafforzare il riciclo del prodotto e di responsabilità sociale del produttore. In quest’ottica abbiamo dato vita al Consorzio Retex green”.