Da Gucci a Plein, la moda sdogana la rivoluzione criptovalute

Fashion takes over cryptos. Il sistema delle criptovalute, per molto tempo legato all’idea di una finanza piuttosto sconosciuta al pubblico di massa, sta definitivamente entrando nel mondo del fashion. Pioniere in qualche modo dell’utilizzo di questa valuta virtuale per gli acquisti di moda è stato Philipp Plein, seguito da Off-White e altri brand. Fino ad ora sono state singole prese di posizione da parte di brand del fashion. La svolta in ambito mainstream potrebbe arrivare da Gucci, la prima maison di un conglomerato del lusso che ha sdoganato ufficialmente ogni pregiudizio e ha iniziato ad accettare in via definitiva i pagamenti in cripotovalute. Una presa di posizione importante da parte di una griffe del gruppo Kering che, con ogni probabilità, farà da sparti acque nella moda per aprire la strada ad ulteriori brand che vorranno addentrarsi nel mondo degli asset digitali.

Il sasso è stato lanciato quindi e i primi segnali sono già evidenti. Non a caso, dopo l’annuncio del brand della ‘doppia G’, anche Genny, Sergio Rossi e, notizia di ieri, Tag Heuer, brand della galassia Lvmh, hanno aperto il loro portafoglio alle cryptocurrency. In merito all’iniziativa del marchio di orologi di lusso del gruppo di Bernard Arnault, il CEO Frédéric Arnault si è espresso così: “Sapevamo che Tag Heuer avrebbe adottato quella che promette di essere una tecnologia integrata a livello globale nel prossimo futuro, nonostante le fluttuazioni, che trasformerà profondamente il nostro settore e oltre”.

È crypto-revolution insomma. Tornando indietro nel tempo, la prima griffe che ha saputo buttarsi in questo mercato volatile e, ai tempi, ancora al quanto ignoto alle masse, fu Hublot nel 2018. Nella fattispecie si trattò di un’iniziativa temporanea, ma che col senno di poi, anticipò di parecchio quello che oggi inizia a porsi come futura normalità; per celebrare i 10 anni di Bitcoin, il marchio di orologi luxury di Lvmh aveva lanciato uno speciale orologio, rigorosamente in edizione limitata, acquistabile solamente in Btc all’equivalente prezzo di 25mila dollari.

Passando a tempi più recenti, cogliendo con lungimiranza i cambiamenti del mercato, confermati dal crescente interesse da parte della popolazione per Nft, Metaverso e realtà virtuali, dal 3 agosto 2021 anche il gruppo Philipp Plein accetta pagamenti in 15 forme di criptovalute, tra cui Bitcoin ed Ethereum. La valuta digitale è accettata per gli acquisti nei negozi monomarca del gruppo in tutto il mondo e soprattutto sulla piattaforma e-commerce del marchio. “Credo – aveva dichiarato Plein – che le criptovalute siano il futuro e io e il mio team ci siamo impegnati a fondo in termini di tempo e risorse, eseguendo tutte le modifiche di sistema necessarie per adottare questo nuovo tipo di valuta. Sono molto contento di poter offrire ai nostri clienti questo ulteriore strumento di pagamento e la flessibilità ad esso associata”.

Di fine marzo 2022, invece, la notizia che Off- White, marchio fondato da Virgil Abloh, lo stilista scomparso prematuramente nel novembre 2021, avrebbe accettato nei suoi flagship store di Parigi, Londra e Milano pagamenti in criptovaluta, compresi Bitcoin, Ethereum, Binance Coin, Ripple, Stablecoins Tether e Usd Coin.

Tra gli ultimi in ordine di tempo, ma forse il caso che ha riscosso maggior risonanza mediatica, è stato appunto quello di Gucci. A partire da fine maggio, il programma pilota permetterà au clienti della maison di acquistare i capi disegnati da Alessandro Michele in criptovalute. Inizialmente il programma sarà attivo in un numero limitato di negozi, nello specifico a: Gucci Wooster a New York, Rodeo Drive a Los Angeles, Miami Design District, Phipps Plaza ad Atlanta e The Shops at Crystals a Las Vegas. Nel corso dell’estate sarà poi esteso a tutte le boutique Gucci a gestione diretta in nord America.

Questo trend di apertura nei confronti del crypto-business riflette sicuramente la volontà di andare a catturare una nuova base di clienti, per ampliare quella già esistente, prendendo in considerazione che i trader di asset digitali online, di cui una buona Gen Z e Millennials, riescano ad accumulare notevoli quantità di criptovalute con le loro transazioni, che adesso saranno spendibili non solo più nel Metaverso o per l’aquisto di Nft, ma anche nel mondo e nei negozi reali.

Complessivamente il mercato delle criptovalute, come conferma Bof, vale tre trilioni di dollari. Ma è anche vero, che si tratta di un mercato molto volatile e senza regolamentazioni, le cui insidie o fortune sono dietro l’angolo. Qualche giorno fa, ad esempio, il Bitcoin è crollato improvvisamente ai minimi storici da luglio 2021, perdendo circa il 50% del suo valore rispetto a dieci mesi fa. La valuta digitale, che a novembre viaggiava sopra quota 67mila dollari, è scesa infatti a ridosso di 31 mila dollari piombando così su livelli che non vedeva dall’estate scorsa. Ma il Bitcoin non è stata l’unica moneta virtuale a cedere di recente, anche le altre criptovalute non sembrano passarsela meglio. Infatti, anche Ethereum negli ultimi 6 mesi ha subito un calo del proprio prezzo di oltre il 50 per cento. “Un trend – si legge su money.it – che coinvolge quindi l’intero settore crypto e che, come rivelato da diversi analisti, dovrebbe portare a un ulteriore peggioramento, prima di un eventuale miglioramento”. Questo andamento al ribasso potrebbe essere legato alla situazione di incertezza politica ed economica a livello globale, che porta storicamente a spingere verso forme di investimento più sicure, tra cui l’oro che rappresenta il bene rifugio per eccellenza, allontanandosi dai titoli più speculativi e volatili, riferibili in questo momento proprio alle crypto.

In generale sembra che il futuro spinga verso questa direzione ed è possibile che sempre più aziende, non solo di moda, abbraccino il questo cambiamento, non più solo digitale ma un vero e proprio cambiamento economico di mercato.